Inceneritore di Roma, l’Unione dei Comitati ‘brucia’ il progetto di Gualtieri

Parola dopo parola, pagina dopo pagina l'Unione dei Comitati contro l'inceneritore esamina, nel libro "L'inceneritore di Roma una scelta sbagliata", le criticità del piano di gestione dei rifiuti capitolini

Lucrezia Caminiti
6 Min di lettura

Costi elevati e violazioni di principi e politiche di economia circolare, questo è il problema. Secondo l’Unione dei Comitati contro l’inceneritore il mega impianto non s’ha da fare, né domani né mai, come suggerì il Griso all’orecchio di Don Abbondio. Parliamo di una tecnologia che dovrebbe bruciare 600mila tonnellate annue di rifiuti a Santa Palomba, distante circa 700 metri dai primi centri abitati e a pochi chilometri dalla discarica di Roncigliano. Sono anni che i residenti, politici e comitati si battono per contrastare l’immensa costruzione voluta da Roberto Gualtieri, sindaco di Roma e Commissario Straordinario al Giubileo 2025.

Dopo anni di studi e con l’aiuto di esperti del settore, l’Unione dei Comitati ha messo nero su bianco tutte le contestazioni rivolte al progetto. Quest’oggi alla Camera dei deputati c’è stata la presentazione del libro/denuncia “L’inceneritore di Roma una scelta sbagliata”: obiettivo dichiarato è spiegare che costruirlo sarebbe un errore che ricadrebbe sull’intera comunità. Il testo del volume è stato redatto dagli ingegneri Giuseppe Girardi, Paolo Barzilai, Massimo Cerani, Franco Medici, dal membro del Consiglio Direttivo Nazionale di Italia Nostra e presidente dalla sezione dei Castelli Romani Enrico Del Vescovo, dal chimico Aldo Garofolo e dal medico chirurgo Francesca Mazzoli.

Il libro, che esamina criticamente proposte e dati riportati nella documentazione pubblica relativa al piano rifiuti per Roma e al bando di gara, evidenzia i limiti del progetto per delineare una soluzione alternativa che rende non necessaria la realizzazione di un nuovo inceneritore a Roma.

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Le criticità del progetto inceneritore secondo l’Unione dei Comitati

I punti critici toccati durante la conferenza stampa sono stati molteplici. Per quanto riguarda gli obiettivi della raccolta differenziata, prevista del pianto dei rifiuti di Roma, quest’ultimi sarebbero insufficienti, con tempi dilatati e una bassa efficienza. Secondo il parere degli esperti al primo posto figura la raccolta differenziata, che progredirà lentamente e con elevate percentuali di scarti. La loro previsione è che nel 2035 il riciclo di materia sarà al 54,9% contro almeno il 65% imposto dall’UE, valore minimo fissato per non penalizzare i paesi che nei decenni passati hanno puntato sugli inceneritori.

C’è poi il tema relativo alle emissioni di CO2: l’impianto ne emetterebbe grandi quantità in atmosfera, violando principi e politiche della transazione energetica e contribuendo all’aggravarsi della crisi climatica. Inoltre, i costi di gestione già elevati aumenterebbero ancora dopo il 2026, quando l’Unione Europea inserirà gli inceneritori nel sistema ETS, cioè lo scambio delle quote di emissione dell’UE. Tra due anni, di conseguenza, si dovranno pagare almeno a 100 € per tonnellata di CO2 emessa: tutto a carico dei cittadini attraverso la TARI.

Dal punto di vista dell’inquinamento e delle falde idriche, i curatori del volume lanciano un grido d’allarme: “Riteniamo non sostenibile la tesi che le emissioni dell’inceneritore saranno trascurabili e prive di effetti. In primis perché alcuni degli inquinanti più pericolosi, tra cui le polveri ultrasottili, sfuggono alla cattura o non sono normati; altri, tra cui diossine e simili, non sono monitorabili in continuo e tendono ad accumularsi in natura, rendendo ininfluente il rispetto dei limiti legali; infine – concludono gli esperti –  non è stato considerato il grave inquinamento dell’aria e delle falde causato dalla vicina discarica di Albano e da altri impianti industriali della zona”.

La situazione influirebbe anche sugli aspetti urbanistici: pesante penalizzazione del traffico e passaggio di mezzi pesanti vicino ad aree di pregio paesaggistico, archeologico e a vocazione agricola.

I possibili effetti sulla Salute dei cittadini

Una sezione del libro elenca poi i possibili effetti dannosi dal punto di vista della salute dei cittadini. A spiegare nel dettaglio il quadro sanitario è la dr.ssa Francesca Mazzoli: “90.000 decessi all’anno da inquinamento atmosferico impongono all’Italia alternative all’incenerimento dei rifiuti. Quest’ultimi, anche quelli di nuova generazione, sono fonte di un elevato numero di sostanze inquinanti i cui effetti sulla salute sono noti da decenni”.

Continua la Mazzoli spiegando come “Il termovalorizzatore di Roma dovrebbe inoltre sorgere su un’area già fortemente inquinata – aggiunge – per la prossimità con la discarica di Roncigliano che viene collocata dallo Studio Eras Lazio 2 tra le 5 discariche laziali con il più elevato impatto sulla salute a causa dell’inquinamento dell’aria. La falda idrica sottostante tale discarica tra il 2010 ed il 2021 è stata sede di 129 sforamenti dei limiti di legge per sostanze organiche ed inorganiche, molte delle quali cancerogene”.

I Comitati: “Ci sono alternative all’inceneritore per la gestione dei rifiuti capitolini”

Dopo aver esposto le criticità del futuro inceneritore di Roma, l’Unione dei Comitati contro l’inceneritore ha suggerito delle alternative per la gestione dei rifiuti capitolini. In primis la raccolta differenziata, il porta a porta e il trattamento aerobico per la produzione di compost; la massimizzazione del recupero di materia dall’indifferenziato residuo, con altrettanti impianti per riciclaggio e recupero e per riparazione e riuso, pensando di privilegiare impianti di medio piccole dimensioni per lo smaltimento dei rifiuti differenziati; in ultimo, introdurre una tariffa puntuale, pagando per ciò che si produce a livello organico e aumentando il monitoraggio e il controllo, anche dei cittadini.

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