Meloni castigata dalla Cei: “L’hotspot in Albania? Soldi buttati in mare”

La dura risposta di Monsignor Perego ha irritato e indispettito il governo che continua a ritenere la soluzione dell'accordo con l'Albania più che valida. Il piano Mattei per l'Africa desta invece ancora qualche dubbio e Meloni cambia strategia, esortando i suoi ministri a visitare più spesso Libia e Tunisia

Redazione
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L’accordo Italia-Albania è uno dei grandi successi del governo Meloni che continua a cercare di salvare la faccia di fronte ai fallimenti in campo migranti. La diminuzione degli sbarchi, promessa in campagna elettorale, si è dimostrata una questione più complessa del previsto da risolvere. Un insuccesso che brucia al premier, che tenta in tutti i modi di riprendere la lotta e di far valere gli sforzi che finora hanno cambiato poco e niente.

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Il Monsignor Gian Carlo Perego

In senato è giunto il via libera definitivo all’accordo con 93 voti favorevoli e 61 contrari. In primavera il Cpr a Gjader e l’hotspot nel porto di Shengjin apriranno le porte a 3000 immigrati, con grande soddisfazione di Giorgia Meloni. A rovinare il momento di gioia della premier, oltre alle risposte poco collaborative di molti Paesi africani coinvolti nel Piano Mattei, le dichiarazioni di Monsignor Gian Carlo Perego, presidente della Commissione per le migrazioni della Cei, che ha definito i 673 milioni destinati all’accordo “soldi buttati in mare” e l’Italia un Paese ormai “non più capace ad accogliere“.

Meloni, la risposta irritata di FdI

I commenti di Monsignor Perego hanno colto di sorpresa il governo che si aspettava le dure critiche delle opposizioni ma non quelle dei vescovi. Le parole di Elly Schlein che definisce la soluzione del premier “disumana” e “inaccettabile” sembrano quasi complimenti, rispetto alla dura risposta della Cei. FdI, però, non rimane scioccato a lungo e ribatte a Monsignor Perego prima con le parole del ministro Antonio Tajani che commenta con un conciso “No, non sono soldi buttati” e poi con le accuse di Alberto Balboni.

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Alberto Balboni

Ritengo che il Monsignor Perego, prima di criticare il Parlamento italiano per le leggi che legittimamente approva, dovrebbe piuttosto chiarire se rispondere al vero che la fondazione Migrantes da lui presieduta ha veramente versato 20mila euro alla Mare Jonio, associazione guidata da Casarino, indagato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina“, ha così ribattuto Balboni agli attacchi della Cei.

Il modello “Caivano” trasposto in Africa

Le risposte al vertice Italia-Africa hanno deluso le aspettative del premier che però non si perde d’animo ed esorta i suoi ministri a fare di più, a sforzarsi nell’ottica di un miglioramento dei rapporti con gli Stati interessati dal Piano Mattei. “Il piano è un modello di cooperazione collaborativo e non predatorio” ha tenuto a ribadire Meloni, prima di sgridare un po’ i suoi colleghi, colpevoli di non aver tenuto alta l’attenzione in materia.

Ho bisogno di tutto il governo perché quello che immagino operativamente è un ‘modello Caivano’ da proporre per il nord del continente africano, in particolare in Tunisia e Libia” ha dichiarato il premier durante il Consiglio dei ministri, esortando i presenti a “andare tutti in Libia e Tunisia per sviluppare progetti, controllare l’esecuzione, coordinando come per Caivano che le presenze siano cadenzate e diano il senso della continuità“. Un nuovo modo di agire con l’obiettivo di limitare gli sbarchi, il cui numero è in lieve diminuzione ma sempre al di sotto della media prevista.

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