Maldipancia interni e via alle riflessioni anche per l’accordo con il Movimento Cinque Stelle. Le riflessioni del Partito Democratico
La vittoria a Vicenza e niente più. La turnazione di ballottaggi lascia solo delusioni al centrosinistra, considerando la sconfitta ad Ancona, storica roccaforte rossa, e il pienone del centrodestra in Toscana. E poi, già ampiamente annunciato al primo turno, lo scarso successo del patto fra Pd e M5s, passata al voto degli elettori in sei capoluoghi. Di questi, solo in uno è risultata vittoriosa: Teramo. Ha perso invece a Latina, Brindisi e Pisa e gode di pessima salute nelle città siciliane al primo turno: Catania e Siracusa. L’effetto Schlein non c’è stato e nel Pd si avvertono i maldipancia. A voto ancora caldo, Schlein ha convocato la segreteria Pd, per fare il punto sull’esito delle urne. La fretta è stata legata anche al fatto che nelle prossime ore volerà a Bruxelles per una serie di incontri. “È evidente che da soli non si vince – ha commentato la segretaria – C’è da ricostruire un campo alternativo, che credibilmente contenda alla destra la vittoria. Ma la responsabilità di costruire questo campo non riguarda solo il Pd”. La chiamata è al M5s e al Terzo polo.
“Penso che sia importante e urgente fare il punto nelle sedi opportune – ha detto la senatrice ed ex capogruppo Simona Malpezzi, dell’area riformista Pd – Non ho dubbi che ne discuteremo presto perché ogni sconfitta esige una riflessione”. E anche il senatore Dario Parrini, parlando del “caso toscano”, ha dipinto un quadro poco assicurante: “Inutile girarci intorno. Sono estremamente preoccupato. Il dato dei ballottaggi toscani è pesante per il Pd. Più ancora di quello medio nazionale, anch’esso non confortante a parte la bellissima affermazione di Possamai a Vicenza”. Mentre nell’area lettiana c’è chi ha fatto notare come queste amministrative arrivino dopo due tornate positive per il Pd, quella del 2022 con Damiano Tommasi a Verona e Nicola Fiorita a Catanzaro e, soprattutto, quella del 2021 con le vittorie a Roma, Milano, Bologna, Napoli e Torino. “Sapevamo che sarebbe stata difficile – è la riflessione di Schlein – Non si ricostruisce e non si cambia in due mesi e non passa mai da singole persone, per cui ci vorrà un tempo più lungo per ricostruire fiducia. Per ricostruire un centrosinistra nuovo, competitivo e vincente”. Fra gli alleati papabili del Pd, chi preme sulla vittoria è il Terzo Polo, alleato ai dem a Vicenza e anche a Brescia, conquistata al primo turno. “Il dato è netto – ha commentato il leader di Azione, Carlo Calenda – non si vince opponendo al sovranismo di destra il populismo di sinistra e 5S”. Per le alleanze, comunque, c’è tempo. Lo sguardo è ora proiettato al 2024, alle Europee, quando ognuno potrà misurare il proprio peso. “Non si tratta di un voto politico, né lo abbiamo mai caricato di questo valore – ha detto il responsabile Enti locali del Pd, Davide Baruffi – Ciò non toglie che il risultato nell’insieme non ci soddisfa. Al congresso di solo tre mesi fa avevamo parlato di una traversata nel deserto e nessuno pensa di farla in poche settimane, così come nessuno pensa di arrendersi alla prima difficoltà”.