La lettera a Repubblica di Carlo Cottarelli: “Con Schlein partito più lontano dalle mie idee liberaldemocratiche”. Al Corriere della Sera dice: “Ora il Pd è lontano dai miei valori liberal democratici. Questo ha facilitato la decisione di dimettermi”
“Caro Direttore, nei prossimi giorni presenterò le mie dimissioni dal Senato che dovranno poi essere approvate dall’Aula. Non è stata una scelta facile”. Lo scrive Carlo Cottarelli a Repubblica. Una lettera, insieme all’annuncio in tv da Fabio Fazio su Rai3, per spiegare le ragioni delle dimissioni da senatore indipendente del Pd. “Lascio il Senato per andare a dirigere, a titolo gratuito, un nuovo Programma per l’Educazione nelle Scienze Economiche e Sociali di rivolto agli studenti delle scuole superiori offerto dall’Università Cattolica di Milano”. E “rispetto alla mia attuale posizione al Senato, due cose hanno reso più facile accettare la proposta fattami dall’Università Cattolica. Primo, in questo momento storico mi sembra che nella vita parlamentare ci sia molta, troppa animosità. Spesso le posizioni sono espresse ‘per partito preso’ e i dibattiti sono solo un’occasione per attaccare l’avversario. Forse allora, nel mio piccolo, posso essere più utile al Paese tornando a commentare le politiche economiche dall’esterno, dicendo quello che penso senza il rischio di autocensurarmi”.
“Secondo, è innegabile (basta vedere la composizione della nuova Segreteria) – sottolinea – che l’elezione di Elly Schlein abbia spostato il Pd più lontano dalle idee liberaldemocratiche in cui credo. Ho grande stima di Elly Schlein e non credo sbagli a spostare il Pd verso sinistra. (…) Ciò detto, mi trovo ora a disagio su diversi temi”.
“A livello più specifico, di recente ci sono stati diversi casi in cui non ho condiviso le posizioni prese dal Pd, per esempio su aspetti del Jobs Act, sull’aumento delle accise sui carburanti, sul freno al Superbonus e sul compenso aggiuntivo per insegnanti che vivono in aree dove il costo della vita è alto, come suggerito da Valditara. Ho posizioni diverse da Elly Schlein anche sui termovalorizzatori, sull’utero in affitto e in parte anche sul nucleare”, argomenta Cottarelli.
“Qualcuno dice che, date queste differenze, dovrei cambiare gruppo parlamentare. Non sarebbe giusto, anche perché sono stato eletto col proporzionale e quindi senza una scelta diretta sul mio nome da parte degli elettori. Il primo dei non eletti mi sostituirà senza perdite di seggi per il Pd. Mi sembra – conclude – la scelta più corretta”.
Cosa ha spinto Cottarelli a lasciare il Pd
“Lo spostamento del Pd in un’area lontana dai miei valori liberal democratici ha facilitato la decisione”. Così in una intervista al Corriere della Sera il senatore Carlo Cottarelli, spiega la scelta di lasciare il gruppo del Pd al Senato.
“Anche la composizione della segreteria. Però, attenzione, credo che abbia fatto bene a spostare il Pd a sinistra”, ha aggiunto. “Il messaggio che adesso arriva dal Pd è più coerente con quello che dovrebbe avere un partito di sinistra. È importante che il messaggio di un partito sia chiaro”, ha spiegato.
Tra gli elementi che lo hanno spinto alla decisione di lasciare il gruppo, ha sottolineato, sono stati “il tema dell’energia nucleare, il termovalorizzatore, il freno al superbonus, anche l’utero in affitto o alcuni aspetti del Jobs act. Ma questi sono temi specifici, non il tema fondante. Qual è? Il ruolo del merito nella società e il peso che debba avere l’uguaglianza delle opportunità rispetto all’uguaglianza redistributiva. Entrambi sono importanti ma è il peso relativo che conta”.