Italia Viva presenta nuova interrogazione su caso Porsche Giambruno

La notizia è stata annunciata da una nota di Italia Viva, che fa riferimento ad alcune informazioni presenti in un articolo de La Stampa, che tenta di ricostruire la vicenda legata alla notte in cui, nei pressi dell'auto di Giambruno, furono individuati di uomini.

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Matteo Renzi e Ivan Scalfarotto, senatori di Italia Viva, sono intenzionati a presentare una nuova interrogazione parlamentare nella giornata di mercoledì e un formale esposto presso la Procura di Roma in questa settimana sul caso della Porsche di Andrea Giambruno, ex compagno e padre della figlia del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. La notizia è stata annunciata da una nota di Italia Viva, che fa riferimento ad alcune informazioni presenti in un articolo de La Stampa, che tenta di ricostruire la vicenda legata alla notte in cui, nei pressi dell’auto di Giambruno, furono individuati di uomini.

La vicenda si sarebbe svolta nella notte tra il 30 novembre e il primo dicembre 2023 e sembra che l’inchiesta sia ormai prossima all’archiviazione. Restano comunque alcuni dubbi da chiarire, tra cui il presunto e solo ipotizzato coinvolgimento di agenti dei servizi di intelligence. Già nel febbraio 2024, i due stessi senatori, insieme ad Enrico Borghi, presentano un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, in quanto non convinti di cosa sarebbe accaduto quella notte.

Italia Viva e l’interrogazione dopo articolo de La Stampa

In questa seconda interrogazione, i due membri di Italia Viva fanno riferimento ad un articolo de La Stampa, in cui si cerca di ricostruire una vicenda dai contorni non ben definiti e che potrebbe concludersi con un nulla di fatto, proprio perché non vi sarebbe alcun avvenimento certo e quindi nessun reato. Quella notte, quando due uomini si avvicinano alla Porsche di Giambruno, un’agente chiede loro informazioni, per comprendere quali fossero le loro intenzioni.

Secondo quanto riferito dal membro delle forze dell’ordine, questi avrebbero risposto di essere colleghi e le avrebbero mostrato quello che sembrava un tesserino, per poi allontanarsi senza essere identificati. L’agente ha quindi informato i suoi superiori e, come da protocollo, sono scattati gli accertamenti. Dall’analisi di alcune foto, l’agente avrebbe riconosciuto i due come funzionari dell’Aisi, i servizi segreti interni, e la Digos avrebbe avviato degli accertamenti, per poi far passare il fascicolo del caso alla squadra mobile.

Il caso poi passa all’antiterrorismo e in Procura a Roma viene aperto un fascicolo. A giugno 2024 un uomo si presenta davanti agli investigatori della Squadra mobile. Questo individuo sarebbe un uomo con precedenti per ricettazione, come riporta La Stampa, e sosterrebbe di essere uno degli uomini che quella notte si è avvicinato all’auto di Giambruno.

Non ricorderebbe però chi si trovava con lui e non riuscirebbe neanche a ripercorrere con certezza gli eventi di quella notte. A pochi giorni di distanza, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, nega che nel caso siano coinvolti appartenenti ai servizi” e conferma che la sicurezza del premier non sarebbe mai stata posta a rischio.

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