Landini: “Scarsa informazione, tante persone non sanno dei Referendum”

Durante la campagna per invitare a votare Sì ai referendum dell'8 e 9 giugno, il segretario della Cgil Landini ha sottolineato la carenza di informazione in una vasta parte della popolazione

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A poco più di un mese dai referendum dell’8 e 9 giugno, il segretario della Cgil  Maurizio Landini ha denunciato quella che a suo avviso è una grave situazione di disinformazione. “C’è un problema di scarsa informazione. Finora le tv e i giornali non hanno fatto un’informazione, tante persone non sanno che c’è il referendum“.

L’importanza di fare informazione è stata sottolineata da Landini in un’intervista rilasciata ai giornalisti durante la prima tappa toscana di oggi, al mercato di piazzale don Baroni a Lucca, per invitare a votare Sì ai cinque referendum

Secondo il segretario della Cgil ci sarebbe una vasta fetta di popolazione che non solo non sa quali sono gli argomenti sui quali saremo chiamati a decidere, ma non sa neanche della stessa indizione dei referendum previsti per il prossimo mese. Da questo punto di vista, continua Landini in riferimento alla campagna informativa in corso, “E’ importante esser qui, parlare per ricostruire una partecipazione, una democrazia“.

Referendum, quali sono e per cosa si vota

Come riportato sulla pagina del ministero dell’Interno, domenica 8 e lunedì 9 giugno tutti i cittadini e le cittadine italiane aventi diritto sono chiamati a votare ai referendum abrogativi che riguardano 5 quesiti in materia di disciplina del lavoro e cittadinanza.  I seggi saranno aperti domenica 8 giugno dalle ore 7 alle ore 23, e lunedì 9 giugno dalle ore 7 alle ore 15.

Il primo dei quesiti riguarda i contratti di lavoro a tutele crescenti  e in particolare la Disciplina dei licenziamenti illegittimi, per la quale si richiede l’abrogazione. La misura, varata con il Jobs Act prevede che, all’interno di imprese con un numero minimo di 15 dipendenti le lavoratrici e i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 in poi non possano rientrare nel loro posto di lavoro dopo un licenziamento illegittimo.

La Cgil ricorda che abrogare questa misura è fondamentale per fermare i licenziamenti senza giusta causa: “Sono oltre 3 milioni e 500mila ad oggi e aumenteranno nei prossimi anni le lavoratrici e i lavoratori penalizzati da una legge che impedisce il reintegro anche nel caso in cui la/il giudice dichiari ingiusta e infondata l’interruzione del rapporto“.

Il secondo quesito dei referendum riguarda la cancellazione del tetto all’indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese. In quelle con meno di 16 dipendenti, in caso di licenziamento illegittimo oggi una lavoratrice o un lavoratore può al massimo ottenere 6 mensilità di risarcimento. Votando per l’abrogazione si cancellerebbe il limite massimo di sei mensilità all’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato deputando al giudice la decisione sul giusto risarcimento senza alcun limite.

Il terzo quesito invece riguarda la riduzione del lavoro precario. Qualora vincesse il sì, si otterrebbe l’abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi.

Il quarto concerne la sicurezza sul lavoro: le norme attuali, scrive Cgil, “impediscono in caso di infortunio negli appalti di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. Cambiamo le leggi che favoriscono il ricorso ad appaltatori privi di solidità finanziaria, spesso non in regola con le norme antinfortunistiche. Abrogare le norme in essere ed estendere la responsabilità dell’imprenditore committente significa garantire maggiore sicurezza sul lavoro“.

Infine il quinto quesito riguarda la regolamentazione per ottenere la cittadinanza italiana. Attualmente le leggi in vigore prevedono che si possa divenire cittadini soltanto dopo un periodo di 10 anni di residenza legale in Italia. Abrogando questa disposizione, il referendum propone inoltre di dimezzare i tempi d’attesa, facendoli tornare a 5 anni, com’era stato fino al 1992. Non saranno modificati gli altri requisiti per l’ottenimento della cittadinanza, come la conoscenza della lingua italiana, il possesso negli ultimi anni di un consistente reddito, l’incensuratezza penale, l’ottemperanza agli obblighi tributari, l’assenza di cause ostative collegate alla sicurezza della Repubblica.

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