Il “Piano carceri” individuato dal governo per migliorare le condizioni di detenzione dei carcerati italiani procede eccessivamente a rilento. Questo è l’allarme lanciato dalla Corte dei Conti nella relazione “Infrastrutture e digitalizzazione: Piano Carceri“, realizzata grazie all’analisi dei dati del Ministero della Giustizia, con l’obiettivo di far luce sulla reale condizione delle strutture detentive del nostro Paese.
Nello specifico, l’analisi dei magistrati ha individuato nel sovraffollamento carcerario il problema principale del settore e la priorità su cui l’azione del governo dovrebbe concentrarsi. La mancanza di strutture adeguate a contenere il reale numero di detenuti italiani, così come la penuria di personale e operatori, creano una situazione di vera e propria emergenza, su cui però lo Stato italiano non interviene con la necessaria urgenza.
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I motivi del ritardo nell’attuazione del Piano Carceri
Questi ritardi, riguardanti anche i controlli, la manutenzione, il miglioramento delle condizioni ambientali, igienico sanitarie e di trattamento, sarebbero imputabili ad una serie di fattori concomitanti e legati tra loro. Innanzitutto, secondo la Corte dei Conti, i rallentamenti sono dovuti alle inadempienze contrattuali da parte delle imprese, ai mutamenti improvvisi delle esigenze di detenzione rispetto alle tempistiche dei lavori, così come alla carenza nei finanziamenti necessari ad attuare le modifiche progettuali alle strutture per adeguarle alle richieste.
In Italia, infatti, vige il principio dell’individualizzazione della pena, ovvero la corretta collocazione dei detenuti all’interno delle strutture, in base alla loro condizione giuridica e alle loro esigenze di trattamento.
Le raccomandazioni della Corte dei Conti sul piano carceri
La relazione della Corte dei Conti, quindi, si prefigge di chiarire quali sono i prossimi passi che dovrebbero essere compiuti dal governo italiano, al fine di creare un sistema carcerario che sia dignitoso e rispetti le necessità del Paese. In primis, è sempre più necessaria l’individuazione di stime realistiche dei costi, che siano accompagnate da una pianificazione efficace delle risorse e dalla definizione di linee guida per le strutture penitenziarie.
In questo modo sarà possibile realizzare piani che siano realmente perseguibili e per cui non sarà necessario mettere mano ai fondi o fare un ricalcolo delle spese. Inoltre, il commissario che gestirà il nuovo Piano Carceri non potrà perdere di vista il cronoprogramma dei lavori, nella consapevolezza che ogni piccolo ritardo potrebbe significare la mancata realizzazione di un intero progetto.
Il nuovo piano carceri
Il nuovo Piano carceri, realizzato nel 2010 a seguito della nomina di un commissario straordinario, si propone il compito di individuare e programmare gli interventi di edilizia penitenziaria, con l’obiettivo di creare 9.150 nuovi posti detentivi con risorse pari a 675 milioni di euro. Nel corso degli anni, il piano ha subito numerose rimodulazioni per adeguarsi alle richieste della situazione carceraria italiana.
Sulla base delle informazioni contenute nel sito ufficiale del piano, l’ultimo cambiamento, risalente al 31 gennaio 2021 prevede la creazione di 3600 posti detentivi – relativi alla progettazione e alla realizzazione di 16 nuovi padiglioni di ampliamento nelle città di Lecce, Taranto, Trapani, Milano Opera, Sulmona, Vicenza, Parma, Siracusa, Ferrara, Bologna, Rebibbia, Bergamo, Trani, Caltagirone, Reggio Emilia e Secondigliano.
A questi si devono aggiungere 1.800 posti nella realizzazione di 4 nuovi istituti a Torino, Catania, Pordenone e Camerino, 1.014 posti detentivi relativi alle opere di completamento nei nuovi istituti di Cagliari e di Sassari, 150 posti detentivi relativi al miglioramento dell’istituto di Reggio Calabria, 4.759 posti detentivi relativi alle opere di completamento per di 17 padiglioni in ampliamento e 250 posti per il nuovo carcere di Bolzano.
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