Duello giocato nella città lombarda fra il centrosinistra rappresentato da Minghetti e la lista civica di Rapinese. La coalizione FdI, Lega e FI rimane fuori per 103 voti e chiede il ricorso al Tar
Il voto del 12 giugno lascia nuovi scenari anche a Como, dove il centrodestra abbandona il Comune per lasciare spazio al ballottaggio fra la sinistra di Barbara Minghetti e la lista civica di Alessandro Rapinese. Lo scarto di voti che ha impedito a Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia di arrivare al secondo appuntamento alle urne è stato minimo: solo 103 persone.
Per questo, il centrodestra ha chiesto il ricorso al Tar per il riconteggio delle schede, ma di un eventuale intervento della magistratura si parlerà soltanto dopo il ballottaggio. Appuntamento, dunque, domenica 26 giugno, dalle 7 alle 23, dove i due candidati sperano di riportare gran parte della popolazione comasca al voto dopo la scarsissima affluenza di due settimane fa: solo 32mila votanti, il 44%.
La poca partecipazione si deve alla sfiducia dell’elettorato nell’amministrazione della città, dopo cinque anni di centrodestra che ha allontanato molte persone dalle urne e avvantaggiato la corsa di Rapinese, al suo terzo tentativo di approdare al comune.
La candidata del centrosinistra Minghetti al primo turno è uscita vincitrice con il 39% delle preferenze. È sostenuta dalla sua lista civica e dal Partito democratico, oltre che da Como Comune, con quattro sigle di sinistra, Europa Verde e Agenda Como 2030, che raccoglie i seguaci di Renzi e Calenda.
Rapinese, già consigliere comunale dal 2008 prima con la destra e poi con la sua lista civica, raccoglie un importante 27% che ha raccolto incanalando in modo perspicace i voti di protesta dell’elettorato sfiduciato, improntando una campagna elettorale molto critica verso i partiti e attenta ai bisogni della periferia. L’ex consigliere avrebbe dovuto raccogliere i voti della destra al ballottaggio, ma la sua attività di opposizione all’amministrazione uscente potrebbe costargli non pochi consensi.