Da giorni in Islanda continuano a registrarsi scosse di terremoto di intensità variabile, ma con magnitudo in crescita. L’epicentro è stato registrato a Grindavìk, nella penisola di Reykjanes, situata nel sud-est del Paese e a circa 60 chilometri di distanza dalla capitale Reykjavik.
Il rischio maggiore è quello di un’eruzione vulcanica, per cui la protezione civile islandese ieri, 10 novembre, ha dichiarato lo stato di emergenza e deciso di ordinare l’evacuazione dei circa 3.500 abitanti di Grindavìk. Al di sotto della città, infatti, passerebbe un tunnel contenente materiale vulcanico che a causa delle forti scosse di terremoto rischia di esplodere.
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Secondo il servizio meteorologico della città il rischio di un’eruzione non sarebbe più solo una possibilità, ma purtroppo una triste certezza. Nel caso di eruzione la lava colpirebbe immediatamente la cittadina, per cui dalle 23 di ieri (mezzanotte italiana) le strade di Grindavìk sono state chiuse al traffico ed è stata chiusa per una settimana Laguna blu, la principale attrazione turistica della cittadina e una tra le più famose in Islanda.
Lo sciame sismico che sta colpendo l’Islanda
L’Istituto geofisico statunitense (Usgs) avrebbe registrato ben 1.400 terremoti sul territorio islandese solo nella giornata di ieri, in pratica una scossa ogni 5 secondi; quella di intensità maggiore avrebbe raggiunto un magnitudo di 5.9. Da fine ottobre le scosse registrate sul territorio sarebbero circa ventimila. Un numero impressionante se si paragona a ciò a cui siamo abituati in Italia.
Secondo fonti locali le scosse nell’epicentro, quindi nelle vicinanze di Grindavìk, sarebbero state così intense da non permettere ai cittadini di mantenere l’equilibrio. I sismi sarebbero stati avvertiti anche nella capitale, Reykjavik.
I dati satellitari e GPS analizzati dall’Ufficio meteorologico islandese hanno individuato una deformazione del suolo in tutta l’area compresa tra Grindavìk e Laguna blu, tanto che i dati GPS hanno individuato uno spostamento del terreno di circa 120/130 centimetri, e un sollevamento di quasi 20 centimetri. Secondo i ricercatori del centro tale spostamento sarebbe avvenuto in sole 12 ore, probabilmente a causa dello spostamento del magma sotterraneo così come dai movimenti che i sismi hanno causato in superficie.
La paura per l’eruzione
Il timore principale rimane il tunnel al di sotto della città di Grindavìk, anche se l’ Ufficio meteorologico islandese sta cercando di rasserenare la popolazione, chiarendo che l’evacuazione è solo una misura preventiva e che “non c’è alcun pericolo imminente“.
Tenendo però in considerazione che nel piccolo territorio islandese sono presenti circa 30 vulcani attivi, la possibilità dell’eruzione di uno di questi non è da escludere. La protezione civile è quindi all’opera per la messa in sicurezza dei cittadini della penisola di Reykjanes. Sono in costruzione barriere alte tra i sei e gli otto chilometri, in prossimità dei punti in cui secondo i ricercatori islandesi è più plausibile la fuoriuscita di magma.
L’evacuazione a Grindavìk è stata comunque messa in atto e molti altri cittadini delle zone circostanti hanno deciso di cercare rifugio in altre città.
In Islanda i terremoti e le eruzioni vulcaniche sono fenomeni comuni proprio per la posizione dell’isola lungo la linea di congiunzione di due placche tettoniche, quella nordamericana ed euroasiatica. Dal 2021 sono state registrate tre eruzioni nella penisola di Reykjanes: nel marzo 2021, nell’agosto 2022 e nel luglio 2023. Tutte e tre le volte ad eruttare era stato il vulcano Fagradalsfjall ma la lava non ha raggiunto o messo in pericolo né infrastrutture né centri abitati. Non vi è pero la stessa sicurezza nel caso di Grindavìk che purtroppo s trova proprio al di sopra di un tunnel pieno di magma, che potrebbe in ogni momento invadere la cittadina.
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