Dal 19 aprile al primo giugno l’India affronterà le elezioni più costose della sua storia. Otto miliardi di euro per permettere alla popolazione, 970 milioni di persone su una superficie di 3.287.000 km2, di recarsi alle urne per votare. A correre per il ruolo di presidente, Narendra Modi, da 10 anni in carica per il partito di destra Bharatya Janata Party, che conta 303 seggi, e Mallikarjun Kharge, leader del partito di opposizione Congress Party, che conta ad oggi solo 52 seggi.
Una Nazione che per gli occidentali è complessa da capire, con la sua cultura, le sue tradizioni e la sua storia così lontane dalla nostra. L’India del 1947, anno dell’indipendenza da Londra, non esiste più. Si sta trasformando di anno in anno, spesso diventando irriconoscibile anche per chi la abita da tutta la vita. Nei 10 anni di governo di Modi, l’India è cresciuta, economicamente e a livello di infrastrutture, divenendo il primo Paese del Sud del mondo. Da Stato divenuto famoso per le capacità informatiche dei suoi abitanti, l’India è ad oggi una delle economie da tenere maggiormente in considerazione.
Non tutto è oro quello che luccica e dietro al governo di Narendra Modi sono tanti i particolari che sfuggono a chi l’India la vive solo sui giornali o sui libri di storia. Una democrazia che gestisce quasi un miliardo di abitanti, costretta a indire elezioni della durata di 44 giorni. Un compito non facile, che spesso quindi trasforma la democrazia indiana in una forma di governo non facilmente comprensibile.
Il richiamo del primo ministro Modi: “Esercitate il vostro diritto in numero record“
Il primo ministro Narendra Modi è il chiaro favorito per queste elezioni, ma il terrore che per un conteggio errato o per una sottovalutazione dell’avversario la carica venga persa, il premier indiano ha deciso di rivolgersi proprio alla popolazione. Nel primo giorno di voto in India, oggi 19 aprile, il premier Modi ha deciso di esortare i suoi cittadini a recarsi alle urne.
“Ogni voto conta” avrebbe infatti dichiarato Modi, per poi esortare gli indiani a “esercitare il loro diritto di voto in numero record“, rivolgendosi in particolare ai giovani e a coloro che votano per la prima volta. Il premier uscente, infatti, ha difficoltà a convincere le fasce più giovani della popolazione, soprattutto quelle uscite dagli atenei e pronte a gettarsi nel mondo del lavoro, lo stesso che però è saturo e non può accoglierli.
L’India di Narendra Modi
L’India ha dato inizio alle sue 18esime elezioni, pronta a votare e a decidere per il suo futuro. Da un lato la certezza di Narendra Modi che, pur con le sue difficoltà, è riuscito a far decollare il Paese, a staccarlo da un sistema troppo poco competitivo, e a lanciarlo verso la globalizzazione economica. L’ipotesi maggioritaria vede Modi nuovamente presidente, per la terza volta consecutiva.
Il candidato del Bjp è riuscito a comprendere ciò che voleva il popolo. Non ha inventato nulla, ha cavalcato l’onda del fanatismo religioso per soddisfare le richieste del suo popolo. L’India ha cercato l’unità, più spirituale che politica, in un territorio troppo vasto per avvicinare i cittadini in altro modo.
Dall’altro lato, a sfidare il colosso Modi, c’è il leader dell’opposizione che ora punta su quelle categorie di cittadini che Modi non è ancora riuscito a raggiungere. Le infrastrutture del Paese saranno state già migliorate, così come l’economia indiana in generale, ma i milioni di giovani che cercano lavoro senza successo non possono essere dimenticati. Kharge punta proprio su di loro, sugli scontenti e gli emarginati. Le menti brillanti del Paese che dopo la laurea non trovano lavoro perché la richiesta è troppo alta e i posti sono troppo pochi.
Se alcuni distretti del Paese sono inondati di negozi, fabbriche e uffici all’occidentale, attirando giovani indiani pronti a sfruttare finalmente le loro competenze, questi non sono abbastanza per accogliere le richieste di tutti. A peggiorare le possibilità del partito dell’opposizione si aggiunge però la problematica del voto di scambio, pratica sempre più comune in India.
A far scattare campanelli di allarme sono infatti i dati delle vendite di beni non di prima necessità che nel periodo delle campagne elettorali si impennano in tutto il Paese. In India la popolazione si divide, in linea generale tra famiglie di ricchissimi, come i famigerati Ambani, e le caste dei più poveri che sono quindi bersaglio delle compravendite di voti. Da qui gli otto miliardi di euro necessari a sostenere le elezioni.
Il primo giugno le urne in India saranno chiuse definitivamente e lo spoglio dei voti decreterà il terzo mandato di Modi, pronto a proseguire il suo piano di sviluppo del Paese, o la vittoria dell’opposizione che potrebbe dividere il Paese, tra chi è pronto a lasciar andare il fanatismo religioso tipico della destra e chi invece teme che il Congress party non sia in grado gestire una delle più grandi democrazie del mondo.