Hamas-Israele, nuovi accordi e nuova strage di civili a Gaza

Hamas e Israele potrebbero essere vicini a un accordo per il rilascio degli ostaggi e un periodo di tregua. Tanto un nuovo attacco a Gaza ha portato alla morte di 20 civili palestinesi e al ferimento di altri 150

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Hamas e Israele vicini ad un accordo per il rilascio dei rispettivi prigionieri. Trentacinque giorni di tregua del conflitto daranno la possibilità ad Hamas di liberare i 130 ostaggi israeliani ancora in loro possesso, a patto che Israele accetti di rilasciare un alto numero di prigionieri palestinesi. Nel frattempo, i giorni di tregua verranno utilizzati anche per permettere l’arrivo di cibo e medicinali per i civili di Gaza.

In un comunicato Hamas ha enfatizzato il bisogno urgente di porre fine all’assedio di Gaza per permettere l’accesso agli aiuti umanitari. Ciò nella consapevolezza che difficilmente la tregua e lo scambio di ostaggi riusciranno a essere risolutivi per il conflitto in corso. Peraltro, nelle parole di Netanyahu e Israel Katz, si percepisce chiaramente l’intenzione di riprendere le ostilità al termine della tregua.

Un nuovo attacco di Israele ai civili palestinesi

Oltre alle manifestazioni dei parenti degli ostaggi israeliani, le tensioni nella regione si manifestano anche attraverso le proteste della popolazione di Gaza, che è tornata nelle piazze a Khan Younis nel sud della regione palestinese. I partecipanti chiedono con forza a Hamas e Israele di porre fine al conflitto in atto. Decine di persone sono scese in strada, esprimendo la richiesta di un cessate il fuoco sia al Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che al leader di Hamas a Gaza, Yehya al-Sinwar. 

La situazione umanitaria si aggrava ulteriormente con la notizia dell’attacco israeliano a Gaza City, dove persone in attesa di aiuti umanitari sono state colpite durante un attacco da parte dell’esercito israeliano. Secondo l’emittente al-Jazeera, almeno 20 palestinesi sono stati uccisi e oltre 150 sono rimasti feriti. Il portavoce del ministero della Sanità di Gaza ha denunciato un “massacro di bocche affamate“, evidenziando anche le difficoltà dei soccorritori nel raggiungere la scena dell’attacco a causa degli ostacoli posti dalle forze israeliane.

I tentativi diplomatici di USA e Italia

Burns
William J. Burns, direttore CIA

In un contesto di crescente tensione, il presidente statunitense Joe Biden ha annunciato l’invio del direttore della CIA, William J. Burns, in Medio Oriente per mediare un accordo tra Hamas e Israele. Secondo il Washington Post, Burns sarà in Europa per incontri con i capi dell’intelligence israeliana ed egiziana, oltre che con il premier del Qatar, Al Thani.

Nel frattempo il nostro Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha avviato la sua missione in Israele con un incontro con il presidente della Repubblica israeliano, Isaac Herzog. Durante il colloquio, Tajani ha ribadito la sua indignazione per l’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso contro la popolazione civile israeliana nei dintorni di Gaza. Ha confermato la richiesta del governo italiano affinché Israele tuteli in ogni modo le vite dei civili palestinesi durante le operazioni militari.

Sosteniamo con forza le azioni del governo israeliano contro le organizzazioni terroristiche“, ha dichiarato Tajani, “ma vogliamo affrontare con i nostri amici israeliani la preparazione per un ritorno al confronto politico e diplomatico“. Tajani ha però sottolineato l’importanza di avviare un percorso politico che conduca inevitabilmente a una formula orientata alla soluzione dei due popoli, due Stati, cui Netnayahu si è da sempre definito fermamente contrario.

Dopo l’incontro con Herzog, Tajani ha incontrato alcuni familiari degli ostaggi tenuti a Gaza dal 7 ottobre scorso, dimostrando solidarietà e supporto alle loro preoccupazioni. Successivamente ha avuto colloqui con il Ministro degli Esteri israeliano Israel Katz e il membro del gabinetto di guerra Benny Gantz. Katz ha dichiarato che non c’è altra scelta che completare la missione a Gaza, riportando a casa gli ostaggi e neutralizzando Hamas. Ha chiesto l’intervento di Tajani nei confronti del governo libanese per allontanare Hezbollah dal Libano meridionale.

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