Lunedì a Bruxelles tavolo con i ministri degli Esteri per definire l’accordo per nuovi proiettili per l’esercito ucraino. Intanto sul campo la Russia torna per la prima volta a Mariupol
I due binari della guerra hanno tempi totalmente diversi: sul campo Putin torna nel Donbass, primo vero terreno di scontro, e va per la prima volta a Mariupol, città simbolo dell’invasione; la diplomazia invece ha in programma per lunedì un nuovo summit a Bruxelles per ratificare l’accordo per nuovi proiettili da destinare all’esercito di Kiev.
Cosa prevede l’accordo
Salvo colpi di scena dell’ultimo minuto, l’accordo sulle munizioni potrebbe arrivare: lunedì i ministri degli Esteri dei 27 sono chiamati ad approvare il testo che delinea il rifornimento di proiettili per l’esercito ucraino. Kiev è a corto di munizioni e da settimane chiede aiuto ai suoi alleati. Bruxelles non si è tirata indietro ma, sulla tempistica, la sua macchina continua a mostrare qualche falla. Il piano proposto dall’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell, fa perno sull’European Peace Facility e si articola in tre parti. Nel breve termine i 27 sono chiamati a svuotare i propri stock per inviare proiettili da 155 mm a Kiev. Entro maggio la seconda parte del piano prevede l’entrata in vigore di una piattaforma di acquisti congiunti, sul modello per il gas. L’Ue, sfruttando la forza della domanda aggregata, acquisterà nuove munizioni dirottandole, in massima parte, ancora all’Ucraina. Per queste prime due azioni l’Ue, attraverso il Peace Facility, ha già messo a disposizione due miliardi: il primo servirà a rimborsare gli Stati membri che inviano le proprie munizioni, il secondo a dare linfa agli acquisti congiunti. Il terzo atto del piano prevede invece il rafforzamento dell’industria europea della difesa e l’incremento della produzione di armi, in linea con quanto chiesto anche dalla Nato.
Le posizioni di Germania e Francia
Germania e Francia però vogliono di più: Macron in particolare vorrebbe cogliere l’occasione per rafforzare la sovranità europea in campo militare. Parigi spinge affinché gli acquisti congiunti siano indirizzati all’interno della stessa Europa. Non è facile e serve tempo, anche perché, come osserva un alto funzionario europeo, la verità è che l’Europa al momento è a corto di munizioni. Più probabilmente l’Ue dovrà rivolgersi anche a Paesi terzi.