Cuba, il paradiso dell’America centrale, fatto di acque cristalline e ambientazioni da film di Hollywood si sta trasformando in un inferno per i suoi undici milioni di abitanti. La crisi energetica, la penuria di cibo, medicine e beni essenziali stanno portando la popolazione sull’orlo del baratro. L’economia è in recessione, l’embargo americano stritola quel poco di produttività che ancora rimane sull’isola e i lavori di manutenzione della centrale termoelettrica Antonio Güiteras, la più importante del Paese, ora provocano black out continui.
I cittadini sono stremati e le prime mobilitazioni e proteste iniziano a sollevarsi in tutto il Paese. I residenti di Santiago de Cuba, la seconda città più grande dopo L’Avana, e di Bayamo sono scesi in piazza per chiedere risposte al governo sulla situazione precaria che sono costretti a vivere. Ottenere informazioni dal Paese, inoltre, è estremamente complesso a causa delle connessioni Internet che vengono interrotte dai numerosi blackout elettrici. Secondo chi è presente alle manifestazioni, i cittadini urlano “elettricità e pane“.
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La situazione catastrofica di Cuba
Lo scorso 26 febbraio il governo cubano ha annunciato che, a causa della mancanza di farina di frumento, il pane offerto alla popolazione tramite il libretto di approvvigionamento non sarebbe più stato assicurato. Il cibo scarseggia, il prezzo del carburante è arrivato alle stelle, con un aumento del 500% negli ultimi mesi, ed ora iniziano a essere introvabili anche le medicine. I malati cubani non sanno più come curarsi e per chi può permetterselo il mercato nero rimane l’unica possibilità di sopravvivenza.
L’inflazione a Cuba ha raggiunto il 45%, con un aumento esponenziale rispetto al 2023, per cui tutto ciò che viene dall’estero assume costi esorbitanti per il Paese. Il Venezuela ha aumentato la produzione di carburanti per aiutare il Paese, ma i 58mil barili al giorno inviati non sono sufficienti, perché a mancare è proprio la raffinazione interna a Cuba. A causa della mancanza di carburante il Paese sta affrontando una grave emergenza energetica, che comporta continui blackout, spesso anche organizzati dal governo per trattenere elettricità.
A pagare il prezzo più alto per questa recessione sono proprio i cittadini cubani, ormai esausti della situazione. Le proteste iniziano ad infiammare il Paese, affinché il governo trovi una soluzione prima che il collasso di Cuba inghiotta totalmente anche i suoi cittadini.
I motivi della recessione economica cubana
Cuba sta affrontando la più grave recessione economica degli ultimi 60 anni, a causa di una serie di fattori concomitanti che hanno lasciato il Paese caraibico in ginocchio. Primo tra tutti el bloqueo, ovvero l’embargo americano che limita gravemente le possibilità di commercio e di importazioni del Paese. Dal 1992 ad oggi l’Onu ha richiesto circa 30 volte agli Stati Uniti il ritiro dell’embargo, ritenuto una misura troppo restrittiva nei confronti del Paese.
Se durante l’amministrazione Obama, la situazione a Cuba sembrava essersi stabilizzata, grazie a rapporti più distesi e all’eliminazione di parte dei blocchi previsti dall’embargo, con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca la situazione è tornata nuovamente emergenziale, a causa delle nuove misure restrittive introdotte dal presidente. Secondo Trump il Paese avrebbe fornito rifugio ai terroristi nel momento in cui ha ospitato i colloqui di pace tra le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) e il governo colombiano, motivo per cui l’embargo è stato ritenuto nuovamente necessario.
Il conflitto russo-ucraino si aggiunge a queste limitazioni già di per sé gravi. La Russia è il Paese che importava maggiori quantità di grano a Cuba, permettendo ai cinque mulini per la lavorazione del grano presenti nel Paese – tre a L’Avana, uno a Santiago de Cuba e uno a Cienfuegos – di garantire razioni di pane ai cittadini. Il Paese importa circa l’80% dei beni che consuma, per cui l’embargo Usa e la guerra russo ucraina hanno lasciato Cuba senza cibo, medicine ed elettricità.
L’economia cubana si basa sul turismo e il terzo fattore confluente nella crisi riguarda proprio questo settore. La pandemia da Covid-19 ha lasciato il Paese sull’orlo del collasso a causa dell’impossibilità per i turisti di recarsi nel Paese. Inoltre, gran parte dei turisti che giungevano a Cuba erano russi, e anche in questo caso il conflitto russo-ucraino ha giocato un ruolo fondamentale.
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