Al Consiglio dei ministri di giovedì torna il tema sul tavolo. Quella dello Stretto è una storia lunga quasi quanto l’Unità d’Italia
Cavallo di battaglia di Silvio Berlusconi, causa sposata dalla Lega di Matteo Salvini, il Ponte sullo Stretto è tornato in auge con il governo di Giorgia Meloni: il decreto legge per la realizzazione del ponte dovrebbe essere tra i provvedimenti all’esame della seduta del Consiglio dei ministri in programma il 16 marzo. L’obiettivo è approvare il progetto esecutivo entro il 31 luglio 2024, per poi far partire i lavori.
Una storia lunga quasi quanto l’Unità d’Italia
La politica italiana ha iniziato a interessarsi seriamente alla vicenda negli ultimi cinquanta anni, anche se sull’opera si discute dal 1876 con Giuseppe Zanardelli che proclamava che “sopra i flutti o sotto i flutti, la Sicilia sia unita al Continente”. Nel 1981 fu costituita la società concessionaria stretto di Messina S.p.a. su impulso dell’allora presidente del Consiglio Francesco Cossiga (in carica fino a ottobre 1980). Si tratta di una società partecipata dai più grandi gruppi pubblici dell’epoca (Iri, Ferrovie dello Stato, Regione Sicilia, Regione Calabria) che sarà concessionaria per la progettazione e realizzazione del Ponte.
Il Piano di Berlusconi, il blocco con Prodi
Un primo progetto, preliminare, risale poi al 1992, ma con lo scoppio di Tangentopoli la politica si ritrova a gestire una crisi finanziaria e di fiducia. E il ponte finisce nel dimenticatoio. È solo dopo un decennio, nel 2002, con il secondo governo Berlusconi, che parte il ‘Piano decennale per le Grandi Opere’, presente nel famoso “contratto con gli italiani” del leader di Forza Italia: il Ponte viene inserito tra i 18 progetti europei prioritari da rendere operativi entro il 2020. Nel 2005 la società di costruzioni Impregilo vince la gara come general contractor. E il 6 maggio di quell’anno, da Catania, Berlusconi rilancia il dossier. Ma il progetto si blocca nuovamente nel 2006 con la vittoria di Romano Prodi e del centrosinistra. Inizia così la telenovela sulle penali da pagare alle società che hanno vinto i bandi, nel caso l’opera non si faccia: 300 milioni di euro.
Il progetto di Daniel Libeskind, lo stop dell’Ue
Nel 2008 però l’Italia ritorna al voto, Silvio Berlusconi è di nuovo al governo e il Ponte sullo stretto ritorna sui giornali: nel 2010, la Impregilo consegna finalmente il progetto definitivo. A essere incaricato di progettare le principali strutture è l’archistar Daniel Libeskind, ideatore del Museo ebraico di Berlino e del One World Trade Center di New York. Ancora una volta, però, il progetto viene accantonato: nel 2011 l’Unione Europea esclude ufficialmente il Ponte dalle priorità da finanziare con fondi comunitari. Nello stesso anno il governo Berlusconi cade.
Una penale salatissima, il tentativo di Alfano-Renzi
Al governo nei successivi anni si avvicendano governi di larghe intese e guidati da figure più tecniche e non favorevoli al Ponte. Nel 2013, la Stretto di Messina Spa, la società pubblica creata nel 1981, viene messa in liquidazione e il progetto decade. Il governo è costretto a pagare una penale di 300 milioni di euro alla Impregilo, la società che aveva vinto l’appalto per costruire il ponte. Sarà poi la coppia Angelino Alfano e Matteo Renzi a provare a far ripartire il progetto nel 2016. Nonostante i tentativi e gli studi, però, il fondale irregolare dello stretto, le forti correnti marine del Mediterraneo, l’elevata sismicità della zona e l’ingente costo dei lavori fanno desistere negli anni i governi che si susseguono.
Il rilancio del governo Conte: una commissione ad hoc
Con la pandemia e il piano di rilancio delle infrastrutture in Italia, però, il sogno del Ponte riprende quota nell’estate 2020. È il governo di Giuseppe Conte a rilanciarlo: la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli nomina una commissione di 16 membri per esaminare le “possibili alternative” per collegare la Sicilia alla Calabria. Le alternative sono ancora tre: ponte, tunnel sommerso o tunnel sottomarino.
Draghi, lo studio di fattibilità: il problema sismico
Nel 2021, dopo la caduta del governo Conte, il dossier del Ponte sullo stretto viene raccolto dal governo di Mario Draghi, che stanzia altri 50 milioni di euro per uno studio di fattibilità tecnico-economica dell’opera: il 12 gennaio 2022 il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini, rende al Consiglio dei ministri le azioni necessarie per avviare la realizzazione dello studio che verificherà i progetti più fattibili, affidando i documenti alla Rete ferroviaria italiana (Rfi). Sull’opera pesa il risultato dello studio condotto sui fondali marini dello Stretto di Messina e sulla sismo-tettonica dell’area, frutto di una collaborazione internazionale tra il Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Catania, il Center for Ocean and Society-Institute of Geosciences dell’Università di Kiel in Germania e l’Osservatorio etneo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. L’analisi diffusa nel 2021 ha rivelato, per la prima volta, dove si trova e quali sono le caratteristiche della possibile faglia da cui ebbe origine il devastante sisma del 1908, stabilendo che la struttura che corre lungo l’asse dello Stretto è individuabile a circa 3 chilometri dalle coste della Sicilia: l’area sarebbe quindi altamente sismica.