L’inflazione e l’aumento dei costi delle materie prime stanno facendo vivere tempi cupi anche al settore dell’editoria e alle librerie. L’indagine presentata da Ali, l’Associazione Librai Italiani aderenti a Confcommercio, realizzata insieme a Format Research, istituto di ricerche e sondaggi, mostra uno scenario che si mantiene stabile ma che già fa presagire grandi cambiamenti e rincari per i tempi futuri.
Lo studio “Nuove chiavi di lettura sul mondo delle librerie: numeri prospettive e tendenze”, presentato nella sede di Confcommercio a Roma alla presenza dei vertici dell’organismo di rappresentanza, mostra che durante l’anno ancora in corso il mondo delle librerie ha mantenuto stabili livelli di fatturato e occupazione. Questo sorprendentemente conferma la timida ripresa del settore dopo la battuta di arresto dovuta alle chiusure e ai lockdown della pandemia.
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Tuttavia, fra i librai intervistati si percepisce molta ansia e preoccupazione per il futuro: l’inflazione e l’aumento dei costi delle materie prime andranno a intaccare anche il settore dell’economia culturale, librerie comprese. Tutto ciò si riflette nel calo di liquidità a disposizione e sulla necessità di far fronte al fabbisogno finanziario per il 77% delle imprese che accedono al credito.
Il panorama studiato da Ali presumibilmente si verificherà nei primi mesi del prossimo anno, quando la bolla natalizia si sarà sgonfiata, riportando gli incassi nei livelli della norma.
Ali: Sempre più critica la situazione della scolastica
L’indagine presentata oggi alla sede Confcommercio mette in evidenza il problema della distribuzione dei testi scolastici, sia universitari che di grado inferiore. Secondo i dati, su dieci librerie che trattano questo particolare tipo di commercio, circa 9 lamentano grandi difficoltà nell’approvvigionamento dei titoli richiesti.
Gli addetti al settore ritengono poi che il ricavo per i negozi sia nettamente basso: la sola editoria scolastica e universitaria costa molto ai negozi a causa di investimenti aggiuntivi, con margini esigui di guadagno, al limite dell’inesistente.
Ancora molta la concorrenza dei megastore online, temuta da circa l’81,4% degli intervistati, mentre per l’80% i principali ostacoli allo sviluppo delle librerie che trattano manualistica universitaria e per i gradi di istruzione inferiore sono i bassi margini di guadagno.
A causa dei colossi di Internet, il fatturato del 60% delle librerie fisiche scende del 20-50%, mentre una libreria su dieci riconosce di aver perso più della metà di incassi.
Librerie in crisi? I numeri
Non serviva di certo il Covid a rendere più fragile la già precaria esistenza delle librerie in Italia, soprattutto quelle indipendenti. Secondo i dati dell’Osservatorio di Ali per il 2022, quasi otto librerie su dieci lamentano un aumento abnorme dei prezzi praticati dai propri fornitori e, di queste, circa la metà registra un aumento dei prezzi superiore al 20%.
Negli ultimi mesi sembra, tuttavia, che siano aumentati sia i lettori (+ 54%) sia i titoli venduti (+55%) rispetto al precedente anno. I problemi per le imprese culturali, secondo la parola dei librai, sono sia nelle logistiche della distribuzione ma anche nella scarsa disponibilità delle case editrici: quattro librai su cinque intervistati ammettono di aver avuto problemi con esse.
In Italia sono 3.640 le librerie, di cui 2.405 indipendenti, per posti di lavoro pari a oltre diecimila e 700 addetti. Dal 2012 al 2020, in periodi pre-pandemia, la crisi del settore ha portato alla chiusura di 261 unità.
A livello geografico, il Sud presenta il 33% delle librerie del territorio dell’intero Paese, mentre il Nord Est ha la quota più bassa (17,3%). Lombardia, Lazio e Campania sono le prime tre regioni per numero di esercizi commerciali, mentre oltre 3 addetti su 5 operano nelle librerie del Nord Ovest (39,6%) e del Centro (23,7%).
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