I gestori dell’area commerciale hanno deciso di procedere con la denuncia formale dopo aver visionato i filmati di sorveglianza e dopo che altri episodi simili sono stati segnalati in precedenza. Il primo furto individuato risalirebbe a dicembre 2023, secondo quanto riferito da una delle commesse. Le dichiarazioni dei testimoni e le immagini di videosorveglianza hanno fornito una serie di dettagli interessanti: il 27 marzo e il 15 aprile, giorni in cui sono avvenuti gli altri due episodi, Fassino si trovava nel negozio del duty free e il prodotto in questione era sempre lo stesso profumo, “Chance” della casa di moda Chanel, dal valore commerciale di 130 euro, venduto a un prezzo leggermente inferiore nell’area duty free dell’aeroporto.
Sarebbero 6 i testimoni oculari che hanno assistito ai presunti tentativi di taccheggio da parte dell’ex ministro. Secondo quanto riportato dai dipendenti del duty-free, Fassino avrebbe messo in tasca la confezione tentando di allontanarsi rapidamente dalla scena prima di essere fermato dalla sicurezza del negozio. Il personale avrebbe poi rifiutato categoricamente di accettare il pagamento della merce per porre fine alla questione pacificamente, proprio a causa degli altri tentativi di furto avvenuti nelle settimane precedenti.
La ricostruzione della sicurezza del negozio
Gli addetti alla sicurezza affermano che il 15 aprile Fassino era già finito nel loro mirino dopo un primo tentativo di furto avvenuto poche settimane prima, in cui sarebbe uscito dal duty free senza pagare dileguandosi tra la folla per non essere fermato, nonostante l’allarme lanciato dall’antitaccheggio. Il secondo colpo, avvenuto poco tempo dopo, non sarebbe stato altrettanto fortunato. La sicurezza, riconoscendo Fassino, lo avrebbe tenuto d’occhio fino al momento in cui lo ha visto infilarsi in tasca una seconda confezione di profumo. Dopo averlo approcciato, sarebbe nato un diverbio, finito pacificamente con la decisione del deputato di pagare la merce.
Durante il presunto terzo tentativo di furto, il personale del negozio non era più disposto ad accettare il pagamento del prodotto come forma di risarcimento, decidendo dunque di denunciare Fassino. Il deputato avrebbe prima tentato di convincere a chiudere la questione pacificamente, proponendosi di pagare due confezioni dello stesso profumo, non riuscendo a fare breccia, avrebbe invece deciso di alzare i toni: “lei non sa chi sono io“.
Fassino non aveva il telefono in mano
Le immagini delle telecamere di sorveglianza sembrano essere cruciali per l’indagine in corso. Secondo quanto trapelato, un video mostrerebbe chiaramente il presunto tentativo di furto del 15 aprile, smentendo le sue precedenti dichiarazioni in cui attribuiva il gesto a una distrazione causata dall’uso del telefono cellulare. Nel video, si vede chiaramente il politico mentre afferra una confezione di profumo, la 0sserva e si avvia verso l’uscita senza pagare.
Il coinvolgimento di Fassino in questa vicenda ha suscitato reazioni contrastanti. Mentre l’avvocato del deputato denuncia una sorta di “processo parallelo” alimentato dalla sua notorietà, Fassino stesso esprime il suo disagio per l’accaduto, ribadendo di non aver mai commesso atti illeciti ed esprimendo la sua preoccupazione principale: l’alta probabilità che questo episodio possa offuscare la sua lunga carriera politica.
Adesso spetta al procuratore capo di Civitavecchia, Antonio Liguori, decidere come procedere nei confronti dell’onorevole, considerando anche il suo status di membro del Parlamento italiano e quindi l’immunità parlamentare che ne deriva. Inoltre, trattandosi di un reato di entità relativamente lieve, la procura potrebbe anche valutare l’archiviazione del caso.