Concertone, dal palco “Palestina libera”. Gli ebrei: “Invocano nostra distruzione”

Scoppia la protesta dopo il Concertone per la Festa dei Lavoratori, dove la band dei Patagarri ha intonato sul palco di piazza San Giovanni “Free free Palestine, Palestina libera” usando le note di Haga Nagila, un brano della tradizione ebraica ispirata a una melodia popolare ucraina della Bucovina. E la Comunità ebraica di Roma è insorta

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Il consueto Concertone del 1° maggio a San Giovanni a Roma si è concluso in un modo invece meno consueto, ovvero un urlo dal palco e dalla folla di “Palestina Libera“. Uno slogan che ha scatenato la reazione di Victor Fadlun, presidente della Comunità ebraica di Roma che si è detto indignato per il proclama della piazza. “Appropriarsi della nostra cultura, delle melodie a noi più care, per invocare la nostra distruzione, è ignobile“, ha denunciato Fadlun facendo diretto riferimento all’esibizione dei Patagarri, band di cinque giovani milanesi che ha cantato “Free Palestine” sulle note di “Haga Nagila“, un brano della tradizione ebraica ispirata a una melodia popolare ucraina della Bucovina.

C’è qualcosa di davvero sinistro – puntualizza il presidente – macabro. I nostri più grandi odiatori nella storia sono quelli che hanno strumentalizzato la nostra cultura e la nostra mentalità“. Un atteggiamento che per Fadlun appare ancora più sconcertante pensando a ciò che Hamas avrebbe fatto ai bambini israeliani, andando a minare la speranza di un intero popolo. “Ascoltare una nostra canzone dal palco del Primo Maggio in diretta tv, culminante nel grido ‘Palestina Libera!’, lo slogan delle piazze che invocano la cancellazione di Israele, è un insulto e una violenza inaccettabile“, conclude il presidente puntualizzando sul fatto che ci si sarebbe aspettati un concerto che celebra il lavoro e i lavoratori.

Sulla scia di questi commenti, si è espressa anche Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che si dice attonita per quanto avvenuto su un palco organizzato dalle sigle sindacali in una ricorrenza ufficiale e sotto gli occhi della Rai che non ha vigilato. “Una canzone ebraica – ribadisce Di Segni – che ha come significato la gioia di stare insieme è stata appositamente stravolta con l’effetto di creare divisioni e generare odio antisemita anziché mettere in campo ogni sforzo per la convivenza dei popoli, come le Comunità ebraiche cercando di fare in ogni ricorrenza“.

Patagarri al Concertone: “Vogliamo lanciare un messaggio forte”

Il punto di vista dei Patagarri appare però completamente opposto. Secondo quanto dichiarato dal quintetto subito dopo l’esibizione, “quando abbiamo scoperto la storia di questo brano, che risale al 1917 e che è legata alla legittimazione delle prime comunità ebraiche in Palestina, abbiamo capito che l’unico modo per suonarlo oggi era accompagnarlo con un messaggio chiaro: Palestina libera“. Il loro intervento è stato l’unico dichiaratamente su fondo politico, dopo l’apertura del concerto con “Bella Ciao” di Leo Gassman.

In un momento come questo, in cui a situazione umanitaria è gravissima e molte voci vengono silenziate, – chiariscono i Patagarri – pensiamo che la musica debba tornare a fare ciò per cui è nata: lanciare messaggi forti, prendere posizione, anche a costo di dividere“.

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