Il gas tra le fonti energetiche del futuro e tutti gli altri passi falsi del tavolo internazionale appena concluso a Sharm el Sheikh
Si è conclusa il 18 novembre la Conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici del 2022. Il documento finale della conferenza non ha manifestato novità particolari rispetto a quanto decretato l’anno scorso alla Cop26. Per tale motivo è stata considerata un vero e proprio fallimento circa il taglio delle emissioni di CO2.
Il limite di riscaldamento di 1,5 gradi dai livelli pre-industriali è stato mantenuto secondo l’Accordo di Parigi che prevedeva un obiettivo minimo di 2 gradi. Usa e Ue hanno faticato per raggiungere tale risultato, ma i molti paesi emergenti non sembravano disposti ad impegnarsi in tale decarbonizzazione e nella produzione di combustibili fossili. Quest’anno alla Cop27 riunitasi a Sharm el Sheikh, i lobbisti di questi settori erano +25% rispetto all’anno scorso a Glasgow.
Tutti i fallimenti della Cop27
Durante la conferenza, a destare maggior sconforto è stata la mancanza di impegno nella decarbonizzazione da parte di alcuni paesi e il semplice invito a provvedere entro l’anno prossimo, quando potrebbe essere troppo tardi.
Inoltre, non è stata inserita alcuna raccomandazione da parte dell’IPCC, il comitato scientifico sul clima dell’ONU, circa il raggiungimento del picco delle emissioni di gas serra nel 2025, per poi scendere. La Cina, principalmente, ha fatto da muro all’Unione Europea che si è battuta per questo, ma senza trovare riscontro. Decarbonizzare, ma senza vincoli esterni, questa è sembrata la barriera imposta dal paese dell’Asia orientale.
Il fallimento maggiore risulta lo stazionamento alle indicazione dell’anno precedente relative a quanto previsto alla Cop26 di Glasgow circa la riduzione o eliminazione dei combustibili fossili. Per concludere, tra le “fonti energetiche del futuro” vi sono anche “l’energie a basse emissioni”. Il gas, in altre parole, viene considerato in mezzo per ridurre le emissioni rispetto al carbone. “Scappatoia notevole, perché il termine indefinito potrebbe essere usato per giustificare nuovi sviluppi di combustibili fossili”, nota l’esperto di clima Ed King.