La vicenda Cuffaro affonda le radici in una puntata del Maurizio Costanzo Show e Samarcanda, trasmessa in contemporanea da Rai e Mediaset, dedicata al ricordo dell’imprenditore Libero Grassi, assassinato dalla mafia per il suo coraggio nel rifiutare il pizzo. Tra gli ospiti illustri della serata figurava il giudice Giovanni Falcone, figura di spicco nella lotta contro Cosa Nostra, insieme ad altri esponenti della società civile e politica.
Durante la trasmissione, un giovane Salvatore Cuffaro, all’epoca appena eletto all’Assemblea regionale siciliana, espresse opinioni che suscitarono notevole scalpore. “C’è in atto una volgare aggressione alla classe dirigente migliore della Democrazia cristiana in Sicilia“, affermò Cuffaro, senza risparmiare critiche al giornalismo locale che accusava di danneggiare la reputazione della politica siciliana.
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Caso Cuffaro: galeotto fu il montaggio video
Tuttavia, il punto cruciale della disputa legale con YouTube non risiede nelle parole di Cuffaro, bensì nelle riprese visive della trasmissione: durante il suo intervento, Cuffaro criticò aspramente quanto reputava essere una campagna diffamatoria contro esponenti politici come Calogero Mannino, senza tuttavia menzionare esplicitamente il pm Francesco Taurisano, che stava indagando su Mannino. Tuttavia, in quel momento le telecamere inquadrarono Giovanni Falcone, conferendo un’impressione diversa rispetto alle intenzioni di Cuffaro, facendo sembrare che si stesse riferendo al Magistrato.
Le polemiche esplosero immediatamente dopo la trasmissione, alimentate dalle immagini trasmesse in diretta e successivamente diffuse anche su YouTube, dove una clip intitolata Cuffaro aggredisce Falcone acuì ulteriormente la controversia. Nonostante l’ex governatore abbia chiesto ripetutamente la rimozione e la deindicizzazione dei video che lo ritraggono in quella circostanza, YouTube ha risposto parzialmente alle richieste, mantenendo ancora online una delle clip incriminate.
La causa legale contro YouTube
Nel corso degli anni, Totò Cuffaro ha fatto più volte appello a YouTube per rimuovere le clip della trasmissione del 1991, sostenendo che queste danneggiano la sua reputazione e il suo onore. Nel 2022, ha avanzato una richiesta di rimozione e deindicizzazione di tutti i video incriminati, chiedendo anche un risarcimento economico per il presunto danno subito.
La decisione del tribunale di Palermo, tuttavia, ha respinto le sue richieste, argomentando che YouTube non può essere ritenuto responsabile per i commenti diffamatori dei suoi utenti e che i video in questione rappresentano documentazione storica di un evento pubblico, non diffamatori di per sé. Pertanto, YouTube non è tenuta a rimuovere i video in questione.
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