Subito dopo Antonio Tajani anche Elly Schlein, segretaria del Partito democratico, ha scelto la riserva sulla sua candidatura alle elezioni europee del prossimo 8 e 9 giugno. “Sono disponibile a dare una mano con spirito di servizio, mi candido a dare una spinta a questa meravigliosa squadra e a un progetto di cambiamento del Pd e del Paese” ha dichiarato la leader dem, subito dopo l’annuncio di Igor Taruffi, responsabile Organizzazione dem, avvenuto durante la relazione alla direzione del partito in corso al Nazareno a Roma.
Elly Schlein sarà capolista nella circoscrizione del Centro e delle Isole, mentre a Nord-ovest figura il nome di Cecilia Strada, a Nord-est quello di Stefano Bonaccini e a Sud quello di Lucia Annunciata. Elly Schlein ha definito le liste dem “bellissime e molto forti“, per poi dichiarare: “Quella del Pd è una squadra plurale e competente, sperando di eleggerla tutta per lavorare in Europa, mentre io sarò qua nel confronto quotidiano da segretaria, nel Parlamento, con Giorgia Meloni per le sue scelte scellerate per l’Italia“.
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Per quanto riguarda l’annuncio della candidatura della segretaria, sono stati due i punti che più hanno fatto discutere. Innanzitutto la possibilità che nel simbolo per le elezioni figuri proprio Schlein e in secondo luogo, come ha ricordato Romando Prodi, la certezza che anche in caso di vittoria, la segretaria non andrà mai a Bruxelles, come confermato dalle sue stesse dichiarazioni.
Europee, l’ipotesi del nome di Schlein nelle liste
“Dobbiamo, in queste settimane che ci separano dal voto, dare un messaggio di speranza a quelle persone che non vanno più a votare, per dimostrare che votare fa la differenza” ha dichiarato la segretaria Elly Schlein, commentando la sua decisione di candidarsi come capolista per le Europee nelle circoscrizioni del Centro e delle Isole. La segreteria nazionale del Pd ha poi approvato a maggioranza l’idea di inserire il nome di Elly Schlein nel simbolo del partito, ipotesi proposta da Stefano Bonaccini, presidente del partito, per primo.
Non tutti però hanno ritenuto saggia questa decisione. Il deputato e componente della segreteria dem Peppe Provenzano ha infatti sottolineato: “Andava evitato. Inserire il nome della segretaria nel simbolo, senza fare prima una discussione sulla natura del partito, è sbagliato“. Il deputato ha poi aggiunto: “Non sono dell’avviso che possa funzionare un modello di partito leaderistico“. Della stessa opinione l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, che ha dichiarato: “A sorpresa, è stato proposto l’inserimento del nome della segretaria del Pd, Elly Schlein, nel simbolo del partito per la tornata elettorale europea. La proposta mi trova totalmente contrario e, in ogni caso, meriterebbe una preventiva e approfondita discussione di merito“.
Molto duro nei confronti della segretaria il deputato Gianni Cuperlo che ha commentato: “Elly, tu non sei Giorgia Meloni, Matteo Salvini, non sei Tajani, non sei Renzi, Calenda. Sei meglio di loro e vieni da una cultura diversa“. Anche Alfredo D’Attorre, responsabile Università e Ricerca del Pd, si è mostrato contrario alla svolta leaderistica del partito.
“Sono contrario in linea di principio a una scelta leaderistica. Ma in questo passaggio, inserire il nome di Schlein nel simbolo può servire a rispondere a quella necessità di apertura e cambiamento a cui in questo anno non sempre siamo riusciti a rispondere compiutamente – ha dichiarato il responsabile D’Attorre – Non sia un modello di partito, ma uno strumento per rilanciare rispetto a quella fase costituente che avevamo promesso durante il congresso“.
Europee, oggi la scelta sul simbolo del Pd
La possibile svolta leaderistica di Elly Schlein ha mandato il partito in subbuglio. C’è chi mormora spaventato che nessuno prima di lei aveva osato proporre una questione simile. Altri invece ricordano che in realtà un precedente esiste ed è quello di Valter Veltroni, che però “era candidato alle Politiche e il nostro statuto prevedeva che il segretario corresse per la carica di premier“. Invece stavolta Schlein corre per un posto all’Europarlamento che però non raggiungerà mai.
La segretaria però potrebbe non cambiare idea sul simbolo, ricordando ai suoi colleghi di aver già rinunciato a candidarsi nelle altre tre giurisdizioni, per evitare di creare il problema dell’alternanza di genere. In cambio, per, Schlein vuole il suo nome sul simbolo del partito. Tra i difensori della leader dem c’è anche un insospettabile: Piero De Luca, figlio del presidente della Campania Vincenzo De Luca.
L’ultima parola sulla questione, però, spetta alla segretaria che oggi durante una diretta Instagram annuncerà la decisione della segreteria sul simbolo, oltre ovviamente a trattare di altre tematiche fondamentali legate alle elezioni europee.
Europee, Prodi: “Candidarsi alle Europee per non andare è una ferita alla democrazia“
Sulla decisione di Elly Schlein di candidarsi alle Europee si sono mostrati particolarmente critici sia Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, sia Romano Prodi. Il primo ha definito la candidatura della segretaria “una presa in giro per dei cittadini“, per allargare l’accusa anche a “Meloni e altri leader“. Conte ha poi dichiarato: “Nella nostra comunità non è pensabile che uno esibisce il nome sulla scheda e poi non è conseguente. Farlo per acquisire qualche voto in più per noi è impensabile. Io non sarò candidato“.
“Ragioniamo con un po’ di buonsenso” ha invece detto l’ex presidente della Commissione europea, Romano Prodi, chiedendo: “Perché dobbiamo dare un voto a una persona che, se vince, di sicuro non ci va?“. Prodi ha poi sottolineato: “Queste sono ferite della democrazia, si scava un fosso per cui la democrazia non è più amata. Ho detto solo questo. Riguarda Meloni, Schlein, Tajani e tutti. Non è questo il modo di sostenere che la democrazia è un sistema al servizio del popolo“.
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