Il deputato della Lega invita a prendere in considerazione tutti gli obiettivi fissati da Agenda 2030 per la sostenibilità delle risorse. Occhio teso anche agli altri Paesi dell’Europa e al settore produttivo: «Portare in Italia le attività perché rischiamo di essere dipendenti da Russia e Cina»
«Bisogna valutare se i target siano troppo ambiziosi. Oggi reputiamo il processo di transizione come una lunga maratona, che ci avevano detto che era lunga 40 chilometri. All’improvviso ci hanno detto che questa maratona diventa di 45 chilometri». L’onorevole della Lega, Tullio Patassini, membro della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici, interviene all’assemblea pubblica “L’indipendenza energetica per la competitività dell’Italia”, invitando alla riconsiderazione dei propositi stabiliti dall’Unione Europea.
Il deputato fa riferimento con queste parole al piano REPowerEu, presentato dalla Commissione europea che aumenta la percentuale di produzione di energia rinnovabile dal 40 al 45% entro il 2030. Una mossa dei vertici Ue fatta anche in virtù di scardinare i nostri mercati energetici dalla dipendenza russa.
«Siccome l’Italia e l’Europa sono le prime realtà al mondo in termini di transizione ecologica e di minori emissioni di Co2, valutiamo se questi target non siano eccessivamente ambiziosi. Non possiamo non tenere in considerazioni che essere i primi non significa distaccare il gruppo ma vogliamo essere i primi anche guardando anche quello che fanno gli altri Paesi», continua Patassini. E sul tema della produzione, il deputato ha idee chiare: «È fondamentale lavorare per portare in Italia le attività, perché rischiamo di passare dall’importazione del gas russo a quella di pannelli cinesi».