I bambini, che passano più tempo all’aperto, possono inalare una maggiore quantità di aria per unità di peso
Per valutare se vi sia una relazione tra la concentrazione di inquinanti atmosferici (polveri fini e ultra-fini, ossidi di azoto, idrocarburi policiclici aromatici e altri) e alcuni danni al Dna nelle cellule dei bambini di 6-8 anni di età, è stato avviato un progetto finanziato dalla Fondazione Umberto Veronesi. Lo studio sarà condotto dall’Università degli Studi di Perugia, Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Unità di Sanità Pubblica: si monitoreranno gli effetti dell’inquinamento atmosferico nei bambini.
Come funziona lo studio per valutare gli effetti dell’inquinamento atmosferico sui bambini
Al progetto hanno aderito il Primo e il Terzo Circolo di Gubbio e il Primo e Secondo circolo di Città di Castello. “È nota da tempo la relazione tra esposizione a inquinanti atmosferici ed effetti sulla salute – ha spiegato Massimo Moretti, docente del dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università degli Studi di Perugia – L’inquinamento urbano, causato da traffico veicolare, industrie, sistemi di riscaldamento e produzione di energia, è caratterizzato da un complesso insieme di vari composti che possono causare infiammazione, stress ossidativo, fenomeni degenerativi e danni al DNA”.
Poiché i bambini hanno una maggiore attività fisica, passano più tempo all’aperto, inalano una maggiore quantità di aria per unità di peso, e “presentano un’immaturità di alcuni organi, tra cui i polmoni. A Gubbio sono presenti due cementifici e le polveri immesse in atmosfera come conseguenza dell’attività produttiva sollevano preoccupazioni riguardo un loro possibile impatto sulla salute degli abitanti, specialmente nei bambini in età scolare”.
La ricerca prevede la raccolta di cellule esfoliate della mucosa buccale dei bambini, attraverso spazzolini monouso: le cellule raccolte verranno analizzate mediante un test che permette di rilevare la presenza di eventuali danni al Dna.