Dal documento del ministero della Giustizia dopo la richiesta di accesso agli atti emergono nuovi particolari sui colloqui tra l’anarchico e altri detenuti mafiosi
“Pezzetto dopo pezzetto arriviamo al risultato”. E’ uno dei passaggi più significativi dei colloqui intercorsi tra Alfredo Cospito, il detenuto anarchico ristretto al 41 bis, e altri detenuti mafiosi. Non si tratta di intercettazioni telefoniche, ma del risultato di attività di vigilanza che emergono dal documento che il ministero di Giustizia ha inviato in risposta ai parlamentari che hanno fatto richiesta agli atti, dopo il caso esploso per le parole del deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli.
“Questi stanno facendo casino”
“Questi stanno facendo casino in tutta Italia – spiega Cospito dal carcere di Sassari al boss Francesco Di Maio – me lo ha riferito il mio avvocato. Ci sono presidi e interviste in tutte le piazze italiane, questi vengono a rompere il cazzo ma dev’essere una lotta contro il regime 41 bis e contro l’ergastoio ostativo, non deve essere una lotta solo per me. Per me noi 41 bis siamo tutti uguali”. “Atri detenuti hanno intrapreso lo sciopero della fame per solidarietà, ma non voglio che sia una lotta per me”.
La ricostruzione degli agenti
Dallo stesso documento emerge che “in data 11.1.2023 il Cospito ha colloquiato con il detenuto Di Maio Francesco, anch’egli sottoposto al regime 41 bis, nel dialogo si evince che: il Di Maio diceva che aveva sentito, tramite media, delle proteste poste in essere su tutto il territorio nazionale in favore del detenuto Cospito, e continuava dicendo che mai per nessuno aveva visto tali manifestazioni di solidarietà. Esortava il detenuto Cospito a continuare tale battaglia perché pezzetto dopo pezzetto si arriverà al risultato”.
La questione deve arrivare in Europa
“Bisogna creare conflitti, serve un movimento sociale progressista, bisogna cambiare la società tanto a livello politico non si fa nulla e il parlamento non serve”. Qui Cospito parla a Francesco Presta, detenuto anche lui nel carcere di Bancali a Sassari, mentre l’addetto alla vigilanza accompagna l’anarchico a colloquio con il proprio difensore. “Bisogna sempre attirare l’attenzione, non è più come negli anni ’80, la gente di adesso ha conosciuto il benessere. Ormai un colpo di Stato non serve neanche più, neppure il fascismo si otterrebbe qualcosa, bisogna proprio cambiare la società. Io sto male fisicamente, ma psicologicamente sono contento di quello che sto facendo, gliela faccio pagare, anche perché se nella situazione che sono mi succede qualcosa, questi qualcosa dovranno pur pagare… Fuori non si stanno muovendo solo gli anarchici, ma anche altre associazioni. Adesso vediamo che succede a Roma tra qualche giorno. In televisione non ne stano parlando ancora molto”. Per Presta, che conclude così lo scambio tra i due, “sarebbe importante che la questione arrivasse a livello europeo e magari ci levassero l’ergastolo ostativo”.