Mentre migliaia di fedeli prendono posto in Piazza San Pietro per partecipare alla celebrazione delle esequie di Papa Francesco, a poche decine di metri di distanza i porporati si preparano oltre la soglia della Porta di Bronzo. Sembrano muoversi quasi a rilento mentre si illuminano del sole tiepido del prima mattina che, entrando dalle vetrate, in controluce svela il pulviscolo delle mitre indossate sopra le berrette cardinali.
E così mentre si sale lo scalone per raggiungere la Loggia del Maggiordomato, sembra di trovarsi storditi in un presente atemporale, dove un leggero vociare di sottofondo appare un rumore unico in lontananza e dove risuonano i passi delle guardie svizzere che si prestano a posizionarsi ai loro posti. Quindi, le imponenti statue della facciata di San Pietro e i garriti dei gabbiani che fanno ricordare di essere a Roma.
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Ai piedi del vuoto Loggione da dove presto si udirà “habemus papam“, con il passare dei minuti si completano di ogni tassello le due scacchiere dei poteri: la politica e la Chiesa, i Capi di Stato e i Cardinali. Speculari e divisi dal sagrato dove si terrà la Messa celebrata dal cardinale Decano, Giovanni Battista Re. Come se fosse la scena di un film diretto da Sorrentino, le due postazioni vedono l’ingresso dei leader mondiali che si salutano e prendono posto un po’ spaesati, mentre la maggior parte dei 220 porporati presenti è già in preghiera indossando occhiali da sole neri.
Sergio Mattarella, Giorgia Meloni, Ignazio La Russa, Antonio Tajani, Matteo Salvini, Javier Milei, il Principe William, Donald Trump con Melania che non vedevano l’ora, Volodymyr Zelensky, Keir Starmer e Emmanuel Macron fanno fronte alle prime file di papabili e eminenze di una certa rilevanza come il cardinale Tarcisio Bertone, Fidolin Ambongo Besungu, Peter Turkson, Pietro Parolin.
Una scena di palpabile temporalità annullata dai rintocchi delle campane che iniziano a suonare a martello scandendo i tempi d’ingresso del feretro di Bergoglio posizionato poi dinanzi all’altare. Cala il silenzio e inizia la celebrazione. Emozionante per la spiritualità del rito, la messa è stata anche carica di interrogativi riguardo al Pontificato di Papa Francesco che tanto ha scosso Chiesa, Curia e fedeli.
I tanti pensieri sono stati presto sostituiti dai ricordi che l’omelia del Decano Re ha suscitato. “Bellissima” ha apprezzato anche il Segretario Particolare del cardinale Pietro Parolin, Mons. Kisito Ouédraogo, incontrato sullo scalone ancora emozionato dalla liturgia. Nonostante abbia concesso di sapere che con molta probabilità la Congregazione Generale cardinalizia lunedì saprà indicare una data di inizio Conclave, il Segretario non si è potuto esprimere nel dettaglio in merito alla celebrazione e alle sorti della Chiesa proprio per il suo ruolo.
Un rito vissuto “intensamente” per il Dott. Fausto Bartolini che ha seguito la celebrazione dalla Loggia. Partecipazione che è stato “un regalo importante – sottolinea – concesso dal cardinal Re“, e durante la quale ha potuto rivivere i momenti relativi agli incontri avuti con Papa Francesco.
Tra i sorrisi delle suore, il piangere di qualche bambino, i momenti politici memorabili e la frenetica fanaticheria di far foto, è sembrato tutto d’un tratto sintetizzarsi la conclusione dell’omelia del cardinal Re, sostituendo alle distrazioni la consapevolezza piuttosto dei tempi che corrono. “Caro Papa Francesco, ora chiediamo a Te di pregare per noi e che dal cielo Tu benedica la Chiesa, benedica Roma, benedica il mondo intero, come domenica scorsa hai fatto dal balcone di questa Basilica in un ultimo abbraccio con tutto il popolo di Dio, ma idealmente anche con l’umanità che cerca la verità con cuore sincero e tiene alta la fiaccola della speranza“.
E così, forse il momento più delicato e mistico. Il Decano asperge la bara del Pontefice con un bianchissimo e denso incenso che raggiunge anche la Loggia. Poi, il Vangelo poggiato sul feretro, fino a quel momento rimasto immobile, si lascia sfogliare dal leggero vento che si è alzato, fermandosi sulla fodera rossa del volume.
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