Sembra che Elon Musk abbia fatto di nuovo centro con lo straordinario progetto di Neuralink. Il paziente zero della rivoluzionaria sperimentazione è Noland Arbaugh, un giovane di 29 anni divenuto tetraplegico a seguito di un tragico incidente durante un’immersione. Dopo 100 giorni dall’inizio del test, il chip funziona ancora bene, permettendo di accrescere le potenzialità del suo ospite. La sua testimonianza, insieme ai dati forniti dalla stessa Neuralink, crea nuova speranza per tutti quei pazienti che vivono in condizioni simili.
Il paziente zero può giocare ai videogiochi
Il chip, noto come “Link“, è stato progettato con l’obiettivo di restituire autonomia alle persone con tetraplegia, offrendo loro un’interfaccia ad alte prestazioni per il controllo dei dispositivi digitali. Questo strumento non solo migliora la qualità di vita dei pazienti, ma sblocca anche il loro potenziale personale, e perché no, professionale.
Noland Arbaugh ha condiviso la sua esperienza, descrivendo il chip come un “overload di lusso” che gli ha permesso di riconnettersi con il mondo. Prima dell’impianto, Noland doveva affidarsi a uno stick per tablet, posizionato nella sua bocca da un operatore sanitario. Questo strumento limitante non solo causava fastidi e affaticamento muscolare, ma impediva anche un normale linguaggio. Con il chip Neuralink, invece, Noland ha riacquistato una propria libertà, potendo controllare il suo laptop e persino giocare a scacchi e Mario Kart su una console, attività che la sua lesione al midollo spinale rendevano impossibili.
Successi e difficoltà della sperimentazione di Link
Durante i primi 100 giorni di test, Noland ha utilizzato il chip per un totale di 69 ore in una sola settimana, contribuendo alle sessioni di ricerca durante i giorni feriali e dedicando il tempo libero alle attività personali e ricreative nei fine settimana. I risultati sono stati sorprendenti: durante la prima sessione, ha stabilito un nuovo record mondiale per il controllo del cursore con un’interfaccia cervello-computer, raggiungendo 4,6 bit al secondo (Bps). Successivamente, ha migliorato ulteriormente le sue performance, raggiungendo un impressionante valore di 8 Bps.
Tuttavia, la sperimentazione non è stata priva di ostacoli. Alcuni fili del chip si sono ritirati dal cervello nelle settimane successive all’intervento, causando una diminuzione del numero di elettrodi efficaci e influenzando i valori Bps. Eppure, in fase di sperimentazione, anche i difetti di progettazione e i guasti diventano un utile strumento per valutare e migliorare la tecnologia: in risposta a questa sfida, il team di ricerca ha apportato miglioramenti significativi alle tecniche di traduzione dei segnali neurali, producendo un miglioramento delle prestazioni.