Nel 1993 iscritti erano 18. Ora nel 2023 siamo arrivati a 1976. Il 64% sono under 40, mentre il 50% sono donne
Nel 1993, quando l‘Associazione italiana Ingegneri clinici (Aiic) è nata, gli iscritti erano 18, sono passati a 382 nel 2008, a 1293 nel 2014, fino ad arrivare a 1976 nel 2023.
Oggi gli ingegneri clinici sono equamente suddivisi sul territorio italiano (39% Nord, 23% Centro, 38% Sud e Isole), soprattutto sono giovani (64% di under 40) e con una componente femminile pari al 50%. Questo il quadro sull’ingegneria clinica in Italia emerso in occasione del 23esimo convegno dell’Associazione italiana Ingegneri clinici (Aiic) “Innovazione e accessibilità: il governo delle tecnologie sanitarie come sfida sociale”. in corso alla Fortezza da Basso di Firenze fino al 13 maggio.
Nocco (presidente Aiic): “Numeri ingegneri in crescita”
“I numeri degli ingegneri clinici sono in costante crescita – ha evidenziato il presidente Aiic Umberto Nocco aprendo il convegno fiorentino – e indicano una distribuzione geografica pressoché omogenea tra Nord, Centro e Sud. Inoltre è interessante osservare la popolazione professionale: la componente giovane è sempre più rilevante, mentre la componente “al femminile” sta diventando la maggioritaria, anche se oggi c’è assoluta parità nell’equilibrio dei generi”. Inoltre nell’identikit dell’ingegnere clinico in Italia si nota che oggi questa figura è presente in differenti aree di attività: il 56% è occupato in area pubblica e il 33% in quella dei servizi. “I dati dimostrano il fatto che proprio il settore della sanità pubblica ha compreso l’importanza di questa professione. Trent’anni di lavoro puntuale e incessante – conclude Nocco – a servizio del Ssn e dei cittadini oggi dimostrano la loro efficacia e utilità”.


Vannozzi (Direttore generale Università Pegaso): “Grazie all’IA si apre un mondo che può darci grandi prospettive”
Durante il convegno è intervenuto anche David Vannozzi, direttore generale dell’Università telematica Pegaso, sul tema: “La terra era la materia prima dell’era agricola. Il ferro la materia prima dell’era industriale. I dati sono la materia prima dell’era dell’informazione”.
Grande attenzione, quindi, è stata posta sull’IA da parte del direttore: “È possibile utilizzare l’intelligenza artificiale in maniera costruttiva e grazie ad essa si apre un mondo che può darci grandi prospettive. L’IA coniuga innovazione scientifica e tecnologica – continua Vannozzi – che riguarda da vicino tutte le persone. Si tratta quindi, di impiegare sistemi tecnologici avanzati e capaci di integrare i bisogni dei cittadini, avvalendosi di sistemi di analisi reali”.