Il prossimo 20 maggio, la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, arriverà in aula come imputata nell’udienza preliminare per truffa aggravata all’Inps, all’interno del caso Visibilia. La Corte di Cassazione ha infatti deciso di mantenere il procedimento a Milano, a seguito della richiesta di un trasferimento a Roma, ed ora la corte milanese dovrà decidere su un possibile rinvio a giudizio della ministra. Quest’ultima, incalzata oggi dai cronisti sulle sue preoccupazioni, ha mantenuto la linea della tranquillità adottata in questi mesi.
“Non ci penso proprio al rinvio a giudizio, quindi non mi pongo il problema“, ha infatti dichiarato la ministra, a margine di un evento un evento al Palazzo Lombardia di Milano, a chi le chiede se in caso di rinvio a giudizio fosse pronta a presentare le sue dimissioni. Santanchè sembra dunque certa che l’udienza preliminare dimostrerà la sua estraneità ai fatti, chiudendo la questione e con essa anche la polemica sul suo percorso politico.
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Intanto, il legale della ministra ha annunciato che l’Inps ritirerà la costituzione di parte civile nel procedimento, in quanto ha ottenuto “soddisfazione piena” dal punto di vista risarcitorio, cioè ha ricevuto il risarcimento degli oltre 126mila euro che le due ex società del gruppo Visibilia avrebbero ottenuto indebitamente come cassa integrazione nel periodo dell’epidemia da Covid-19. Inoltre, c’è stato l’impegno a versare anche i pagamenti per i cosiddetti “danni da disservizio” e per i danni patrimoniali da immagine, che farebbero salire l’importo risarcitorio tra i 150 e i 200mila euro.
Caso Visibilia, le accuse con protagonista Santanchè
Il possibile rinvio a giudizio che potrebbe costringere Daniela Santanchè alle dimissioni è legato al caso della gestione del personale di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria, società da cui la ministra è uscita nel 2022. Secondo gli atti, Santanchè, il compagno Dimitri Kunz e il collaboratore esterno Giuseppe Concordia sarebbero stati consapevoli di aver chiesto e ottenuto “indebitamente“ la cassa integrazione in deroga “a sostegno delle imprese colpite dagli effetti della pandemia da Covid-19” per 13 dipendenti.
Ai tre viene imputato di aver “dichiarato falsamente” che questi dipendenti fossero in cassa “0 ore“, mentre invece continuavano a svolgere le loro mansioni in smart working. Nel corso delle indagini sono state dunque raccoltele testimonianze dei 13 dipendenti e sono stati effettuati una serie di accertamenti e un’ispezione dell’Inps. Per quanto riguarda la richiesta di spostare il processo a Milano, in quanto alcuni dei pagamenti sarebbero stati svolti proprio in questa città, i giudici della Cassazione hanno dato ragione alla richiesta dell’Inps, che ha invece dimostrato come la richiesta della Cassa integrazione per i dipendenti sia stata presentata nella sede di Milano.
Santanchè anche al centro di un’inchiesta per false comunicazioni sociali, sempre all’interno del caso Visibilia. L’ipotesi di reato fa riferimento al periodo tra il 2016 e il 2020, quando la ministra era ancora presidente della società. Si sospetta che in questo periodo Visibilia abbia pubblicato bilanci inattendibili che avrebbero fatto emergere con ritardo il dissesto patrimoniale che la riguardava. Nel gennaio 2025 il Tribunale di Milano ha disposto il rinvio a giudizio e in fase dibattimentale si dovrà accertare se i bilanci fossero realmente stati truccati o no.
Inoltre, fuori da Visibilia, Daniela Santanchè è indagata anche per bancarotta dell’azienda Ki Group. In questo caso non è ancora stato deciso se il processo andrà verso l’archiviazione o verso il rinvio agiudizio.
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