Romania al bivio: il Partito Socialdemocratico primo, ma l’ombra della destra estrema cresce

Exit poll e risultati preliminari mostrano un quadro politico frammentato, con l'avanzata delle forze nazionaliste e sovraniste. Governabilità a rischio

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Il Partito Socialdemocratico (PSD) si conferma la prima forza politica della Romania, ottenendo il 26% dei consensi secondo gli exit poll e i primi 10 mila voti scrutinati. Un risultato che, sebbene confortante per la formazione di centrosinistra, oggi al governo insieme ai liberali, viene offuscato da una tendenza preoccupante: la forte avanzata dell’estrema destra.

L’ascesa delle forze nazionaliste

L’Alleanza per l’Unità dei Romeni (AUR), guidata da George Simion, ha raddoppiato i voti rispetto alle elezioni del 2009, salendo al 21%. Accanto a loro, altre due formazioni di estrema destra, SOS con il 7,2% e POT con il 5,2%, sembrano aver superato la soglia di sbarramento del 5%, conquistando così un posto in Parlamento. Un quadro che prefigura un’assemblea divisa e polarizzata, dove la rappresentanza nazionalista potrebbe essere più forte che mai.

Al contrario, rischia di restare fuori l’UDMR, il partito della minoranza ungherese, ancora in bilico intorno alla soglia critica del 5%.

Moderati vs estremisti: un paese spaccato in due

Secondo i media locali, il voto riflette una profonda spaccatura politica. Da un lato, il blocco moderato, europeista e filoatlantista, composto dai socialdemocratici, dal Partito Nazionale Liberale (PNL) con il 15% e dall’Unione Salvate la Romania (USR) con il 14%. Dall’altro, le forze estremiste, con posizioni nazionaliste e spesso filorusse. Questa polarizzazione era già emersa con forza alle presidenziali della scorsa settimana, quando Calin Georgescu, indipendente sovranista e vicino a Mosca, ha ottenuto un risultato sorprendente al primo turno.

Affluenza e governabilità: i nodi da sciogliere

Con una partecipazione al voto del 52% – la più alta degli ultimi due decenni – il rischio di instabilità politica è ancora concreto. Il PSD potrebbe trovarsi a governare in un contesto parlamentare frammentato, con un’opposizione di destra spaccata tra conservatori, liberali ed estremisti.

Intanto, l’attenzione è rivolta alla decisione della Corte Costituzionale: un riconteggio dei voti delle presidenziali potrebbe portare all’annullamento del primo turno e a nuove elezioni già entro dicembre. In quel caso, il ballottaggio vedrebbe contrapposti Georgescu ed Elena Lasconi, leader dell’USR, con uno scontro che potrebbe ridefinire ulteriormente l’equilibrio politico del paese.

La Romania si trova davanti a un bivio. La crescita delle forze estremiste rappresenta una sfida per i partiti tradizionali e un segnale d’allarme per l’Europa. Le prossime settimane saranno cruciali per capire se il paese riuscirà a mantenere la stabilità o se il vento del nazionalismo cambierà definitivamente la sua rotta politica.

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