Sono trascorsi cinquant’anni dalla morte di Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù, aggredito a colpi di chiave inglese da alcuni militanti della sinistra extraparlamentare legati a Avanguardia Operaia a Milano e deceduto per le ferite riportate oltre un mese dopo. Un anniversario che è occasione per invocare una memoria condivisa delle vittime degli anni di piombo. Una memoria condivisa “nel tentativo di ricucire una ferita profonda che deve accomunare tutte le vittime innocenti dell’odio e della violenza politica” ha puntualizzato il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in un videomessaggio inviato all’evento “Le idee hanno bisogno di coraggio” a lui dedicato e tenutosi a Palazzo Lombardia.
La vicenda della sua morte “tanto brutale quanto assurda” che “forse, proprio per questo, divenuta un simbolo per generazioni di militanti di destra di tutta Italia“, è “un pezzo di storia con cui tutti a destra e sinistra devono fare i conti” ha ammonito la premier sottolineando come “ancora oggi, c’è una minoranza rumorosa che crede che l’odio, la sopraffazione e la violenza siano strumenti legittimi attraverso cui affermare le proprie idee“.
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Rivolgendosi ai ragazzi che oggi hanno l’età in cui Ramelli morì, 18 anni il 29 aprile del 1975, che hanno “la strada della vita spalancata davanti a sé e che vogliono dedicarla a ciò in cui credono“, Meloni consiglia di non farsi ingannare da “falsi profeti e da cattivi maestri” bensì “coltivate le vostre idee con forza e amore come faceva Sergio“.
Presente all’evento all’auditorium della Regione Lombardia, anche il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha ribadito la necessità di una memoria condivisa. E come già fatto in passato, ha paragonato Ramelli a Fausto e Iaio, ovvero Fausto Pinelli e Lorenzo Iaio Iannucci, esponenti del centro sociale Leoncavallo uccisi nel 1978, ricordando che “Sono tra i pochi per i quali ancora non è stata fatta giustizia, non è stato scoperto chi li ha uccisi“.
“Questa memoria condivisa di giovani che hanno perso la vita solo perché credevano in delle idee, non importa se di destra o di sinistra, sia un insegnamento che credo debba restare forte in questa fase storica in cui vedo riaffacciarsi nei fuocherelli che non mi piacciono“. E sulle contestazioni contro le decisioni dei Comuni di dedicare vie o piazze a Ramelli, La Russa tira corto con un sarcastico “contenti loro, contenti tutti“.
Sul tema interviene anche il Ministro del Turismo, Daniela Santanchè, per la quale intitolare un piazza o una via a Sergio Ramelli “sarebbe una cosa buona e giusta, perché sarebbe un segno di superamento dell’odio” e vorrebbe dire “riconoscere il coraggio delle idee di una appartenenza politica e che non per questo bisogna ammazzare“.
Il Ministro però rivolge una critica alle manifestazioni con il “presente” e il saluto romano che domani avranno luogo insieme al tradizionale corteo per Ramelli, l’avvocato e consigliere provinciale iscritto al Movimento Sociale Italiano, Enrico Pedenovi e il militare Carlo Borsani, che si conclude proprio con il ‘presente’ davanti al murale del militante di Fronte della Gioventù. “Non appartengono a Fratelli d’Italia, – ha sentenziato Santanchè prendendone le distanze – non è certo il nostro elemento distintivo, niente di tutto questo può essere riconducibile a noi” .
La cerimonia ufficiale in programma domani si terrà ai giardini dedicati a Ramelli in un appuntamento a cui parteciperà come sempre anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala.
Morte di Ramelli, le polemiche di Anpi
Se la memoria si fa più condivisa, resta comunque il retrogusto di polemiche. Sono 38 le città che a Ramelli hanno dedicato una strada, una via o un luogo. Oggi è successo anche a Sesto San Giovanni, che a Ramelli e Enrico Pedenovi, ucciso l’anno dopo, ha dedicato uno slargo. Inaugurazione a cui ha fatto seguito una manifestazione che tra i partecipanti ha visto figurare anche Anpi, Sinistra Italiana e Pd con l’idea che “è doveroso ricordare ragazzi ammazzati innocenti” ma “non può essere la scusa per riscrivere la storia e riabilitare valori neofascisti“.
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