Stoppata l’ipotesi di riforma presentata dalla Meloni: una settantina tra Forza Italia e Lega assenti al momento del voto. Le reazioni
Non passa alla Camera il presidenzialismo alla francese proposto da Giorgia Meloni. Così come avvenuto in commissione, approvati gli emendamenti soppressivi presentati dal Movimento 5 stelle, che stoppano la riforma costituzionale che mirava ad introdurre l’elezione diretta del Capo dello Stato.
A pesare in aula martedì pomeriggio sono le assenze tra i banchi degli alleati: determinanti sono risultate le assenze non motivate tra le fila di Forza Italia e Lega con 16 deputati azzurri e 26 leghisti, in tutto gli assenti ingiustificati nel centrodestra sono circa una settantina.
Le reazioni: parla Meloni
Italia viva opta per il bis del voto di astensione, dicendosi favorevole a una riforma in senso presidenziale ma contraria al testo targato FdI. Ma, a differenza di quanto avvenuto nel primo round in commissione, questa volta la leader di FdI sceglie di non attaccare gli alleati della coalizione. Anche nelle dichiarazioni a caldo post voto, Meloni non affonda il colpo e al contrario rimarca la “convergenza” del centrodestra: «Il voto di oggi dimostra che noi al di la’ delle nostre difficolta’ sulle grandi questioni fondamentali abbiamo una convergenza. Sul resto però bisogna vedere».
Ma dietro al voto di oggi a Montecitorio su presidenzialismo e soprattutto sull’altra riforma, la modifica della base elettiva del Senato da regionale a circoscrizionale, potrebbero celarsi in realtà altre prospettive che riguardano la riforma del sistema di voto.
Secondo diversi deputati lo lascerebbe intendere la stessa Meloni, che non a caso scandisce: «Confido nella compattezza del centrodestra nel respingere una proposta di legge elettorale in senso proporzionale». La riforma elettorale a questo punto resterà in stand by in attesa dell’esito delle elezioni comunali di giugno.