Le immagini, i contenuti e soprattutto le conseguenze dell’incontro tra il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, potrebbero rimanere impressi nella storia. Un momento piuttosto critico nei rapporti tra le due sponde d’oltreoceano e la decisione della leader italiana, che condivide con il Tycoon alcune ideologie politiche, di partire in solitaria per incontrarlo e cercare di fargli accettare la possibilità di una negoziazione con il Vecchio Continente.
Al centro del tavolo vi sarà ovviamente il dossier dei dazi, ma non si esclude che i due possano discutere anche di altri argomenti, tra cui le due guerre in corso e questioni legate agli investimenti sulla difesa. Dietro alla visita, però, potrebbe nascondersi anche un secondo piano politico, ovvero un tentativo del premier di rafforzare la sua posizione sia all’interno del Paese che all’interno della stessa Unione europea.
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Un vertice in cui sono in gioco diverse possibilità e che, al momento, promette di aggiungersi alla lunga fila di incontri diplomatici tra premier o leader italiani e i presidenti statunitensi, necessari a rafforzare i rapporti tra i due Paesi. Da De Gasperi e Truman, passando per Napolitano e Kissinger, fino ad arrivare a Matteo Renzi e Barack Obama, sono stati infatti numerosi i bilaterali simbolo che raccontano la storia di un’alleanza decennale, che l’aumento delle tariffe di Trump potrebbe mettere seriamente a rischio.
I grandi incontri tra presidenti Usa-Italia della storia
Tra i primi storici incontri tra il governo italiano e quello americano si conta il vertice del 1947 tra Alcide De Gasperi, allora a capo del governo della nascente Repubblica italiana, e Harry Truman, presidente degli Stati Uniti. Un incontro dai molteplici significati, primo tra tutti quello economico, necessario per ricostruire un’Italia ancora devastata dalle conseguenze della guerra.
De Gasperi, però, riuscì a riportare l’Italia al centro dello scacchiere geopolitico internazionale, ancorando stabilmente l’Italia nel nucleo delle democrazie occidentali con economia aperta di mercato. Solo pochi anni più tardi, nel 1953, il presidente italiano tornò in America per incontrare il presidente Eisenhower e discutere della ricostruzione europea attraverso il Piano Marshall e dell’isolamento dei partiti filo-Urss.
Nel 1963 un nuovo viaggio segna la storia di Italia e Usa. Il presidente della Repubblica Antonio Segni accoglie a Roma John Fitzgerald Kennedy, in un viaggio che anche grazie alle sue immagini resterà nella storia. Il presidente Usa incontra anche Papa Paolo VI, oltre a diversi esponenti del governo e prima di ripartire per gli Usa pronuncia una frase destinata a restare nella storia: “Lascio questa Nazione con rammarico e l’unica scusa per la brevità del mio soggiorno è la certezza del mio ritorno, la prossima volta con mia moglie“. Il sogno di Kennedy non si avvererà, perché solo quattro mesi più tardi verrà assassinato.
Nel 1977, poi, si svolge l’incontro tra Giulio Andreotti e Jimmy Carter alla Casa Bianca, nel bel mezzo della Guerra Fredda. Al centro del colloquio, dunque, restano i rapporti con l’Urss e le manovre in Medio Oriente. Rimangono impresse le immagini del premier che viene accolto con tutti gli onori, anche con un’esecuzione dell’Aida negli Usa.
Nel 1983 è invece il turno del premier Bettino Craxi, che raggiunge alla Casa Bianca il presidente Ronald Regan, in tempi ancora non sospetti e a circa due anni di distanza dal “caso Sigonella“, che alzerà la tensione tra i due. Nel 1998, invece, è Romano Prodi ad essere accolto a Washington da Bill Clinton, per affrontare i temi dello sviluppo economico e della stabilità delle relazioni internazionali.
Arrivando in tempi recenti, restò nella storia l’incontro nel 2008 tra l’ex presidente George W. Bush e Silvio Berlusconi, che venne accolto negli Usa con gli onori che solitamente sono riservati ai capi di uno Stato. Ben diversa, invece, l’accoglienza a lui riservata l’anno da Barack Obama. I rapporti sono freddi e questo incontro resterà l’unico bilaterale tra i due per il resto dei loro mandati.
Lo stesso Obama, nel corso dei suoi 8 anni di mandato incontrerà numerosi Presidente del Consiglio italiani. Dopo Berlusconi è stato infatti il turno di Mario Monti, che si presenta alla Casa Bianca con quella da lui definita come la ricetta per salvare l’Italia dalla crisi economica e come primo leader europeo dopo il “Patto salva-euro“. Nel 2015 è invece Matteo Renzi a incontrare Obama, per trattare di Libia, immigrazione clandestina e terrorismo internazionale.
Nel 2019 è poi il turno del primo incontro del presidente Donald Trump con un premier italiano. Giuseppe Conte incontra il Tycoon nel corso del G7 in Francia e resterà nella storia l’accento con cui lo statunitense chiama il Presidente del Consiglio. Quel “Giuseppi” resta quindi impresso nelle mente dei presenti, così come la risposta del premier Conte, che definisce Trump “un uomo di talento“.
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