Pisa: non si salva nessuno

Maurizio Bianconi
5 Min di lettura

L’episodio di Pisa ha smosso una valanga di interventi. Gli oppositori delle sedicenti destre al governo, spingono perché l’immaginario collettivo configuri una sorta di stato di polizia che uccide la libertà e manganella il dissenso. Allora quei fatti diventano benzina sul fuoco e ci si è soffermati sui manganelli alzati sui gropponi dei manifestanti. Nessuno sul cuore del problema.


Sinistra, destra, Draghi e c., hanno optato per le proprie personali garanzie e fra l’altro hanno deciso che al ministero degli interni sedessero dei prefetti . I prefetti per formazione e scelta professionale assicurano una gestione protettiva del sistema interno, privilegiato per posizione e introflesso per vocazione. Si assiste a una rigida gestione delle situazioni, dove la priorità è la deresponsabilizzazione e l’incolumità regolamentare dell’apparato.
Il ministero è condotto con una cultura di governo datata e refrattaria a ogni iniziativa, a ogni cambiamento.


La verità la svela spesso il particolare. In questo caso ci sono due passaggi dell’autodifesa del ministro. Costui precisa che la manifestazione ‘ non era autorizzata’. Non appartiene al suo DNA acquisire che non esiste più- e non da oggi -l’autorizzazione preventiva per manifestare. Emerge involontariamente la cultura occhiuta dominatrice per decenni di Questure e Prefetture. Per asseverare che in Italia va tutto nel migliore dei modi, sia il ministro sia la premier ( forse mal consigliata)si sono avvalsi di una tecnica usata da prefetture e questure. La tecnica delle statistiche.


Così si dichiara che il “97% della manifestazioni si concludono nel migliore dei modi e che solo il 3% ha presentato qualche problematica.” Se in una certa strada transitano di media 1000 veicoli al giorno e dunque 365.000 all’anno e su quella strada ci sono stati 10950 incidenti cioè il 3% rispetto al traffico registrato, non penso che ci possa essere un solo demente che si vanti di queste percentuali. Mutare mutandis e si capisce a chi siamo in mano.


La massima carica dello Stato nelle immediatezze del fatto censurò l’operato dei militi con un frase da agitatore politico un po’ vintage: “L’autorevolezza delle Forze dell’ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento“. Frase dove latita la funzione di garante anche delle attività delle forze dell’ordine, e ciò in contrasto con la missione presidenziale. Dichiarazione espressa sulla base di video provenienti dai manifestanti. Nessun rapporto ufficiale. Roba da polemista forse , da attivista di sinistra estrema, ma mai da presidente della Repubblica.


Chi ha anche poca pratica di piazze calde sa che la ‘carica’ scudo-manganello è l’extrema ratio in situazione di oggettiva ineluttabilità. A Pisa c’erano al massimo 20 militi che con una sfuriata rapidissima hanno chiuso la partita. La prova provata dell’inutilità di passare dalle intimazioni alla ‘carica’ e al manganello facile. Prova di forze maldirette, in base a schemi funzionariali e incapaci di una qualsiasi gestione del contesto. Incapacità tecnica sul campo, inefficienza della catena di comando, insufficienza nell’emissione delle direttive.


I manifestanti non migliorano il quadro. Sono il paradigma di una gioventù convinta che combattere e manifestare per le proprie idee contro il sistema e contro la polizia, sia un diritto che sia già stato conquistato da altri per sempre e che oggi a loro sia riservato il privilegio di esercitarlo a piacimento fra uno shottino e un passaggio in Instagram. Non è così. Il diritto a essere per o contro ci si conquista tutti i giorni mettendo nel conto ogni possibile disagio. Se si va contro, in cosciente violazione dell’ordine pubblico, qualche manganellata ci può anche stare. Senza piagnistei e contrastando quello che c’è da contrastare , ma pagando quel che c’è da pagare.

Infine in epilogo ci sono i media e i partiti, tutti protesi a dar fiato alla sceneggiata.
Mentre qua si fa il diavolo a quattro per un incidente da cronaca locale intorno a noi c’è il caos, morte, distruzione, miseria, scontro di civiltà, scelte di sopravvivenza.
Questo è veramente un paese fradicio fin nelle radici e con questi attori e queste comparse chissà come finirà .

© Riproduzione riservata

Condividi questo Articolo