Giorgetti sulla natalità in Italia. Polemiche e politiche per l’incentivo ai nuovi nati
Il ministro Giorgetti ha confermato la notizia data in anteprima dal Foglio: l’idea di un piano per rilanciare la natalità in Italia c’è, perché “non ci può lasciare indifferenti la curva demografica e serve un’azione choc: non possiamo tassare allo stesso modo chi è single e chi ha una famiglia con figli perché è evidente che quest’ultimo sopporta dei costi che alterano il concetto della progressività del carico fiscale”. L’obiettivo è riportare i neonati dall’attuale quota, scesa sotto le 400mila unità nel 2022, verso l’obiettivo 500-600mila. La filosofia che ispira il dossier è quella di non ripetere l’errore fatto col Superbonus, dando risorse indiscriminatamente, e di procedere quindi modulando gli incentivi in modo progressivo. Contro Giorgetti si è alzato subito il muro ideologico della sinistra, con in testa la Cgil, secondo cui le proposte studiate dal governo sono “irrazionali e pericolose”, creano false aspettative e trasudano “una visione classista e individualista della società”.
Ma forse il piano Giorgetti andrebbe soppesato con più pragmatismo, come il ragionamento fatto dalla premier Meloni, che ha posto due questioni fondamentali: l’occupazione femminile e gli incentivi alla natalità, due facce della stessa medaglia. La scarsa presenza delle donne nel mondo del lavoro non è solo un tema di diritti, è anche un problema economico globale, e l’Italia non è certo messa bene: nella stagione del Covid il prezzo più caro dell’emergenza lo hanno infatti pagato le donne (la pandemia ha cancellato ben 4 mila loro imprese) e il tasso di occupazione femminile è ancora enormemente più basso di quello maschile. Eppure secondo le stime di Bankitalia l’eliminazione del divario salariale e l’aumento del tasso di occupazione femminile potrebbero generare fino a 110 miliardi di euro di pil aggiuntivo.
L’Italia ha provato ad affrontare la questione sempre con il metodo dei bonus, fino ad arrivare all’assegno unico universale: è stato un indubitabile passo avanti, ma si tratta di un sussidio temporaneo, mentre per agire in profondità sul trend demografico occorre prima di tutto incentivare il lavoro femminile ricorrendo sia alla leva fiscale, sia creando infrastrutture sociali che lo tutelino, a partire dagli asili nido. Ma il loro potenziamento non basta, anche perché ci vorranno anni per portarlo a regime, per cui il governo sta pensando di intervenire anche attraverso la leva fiscale, per contrastare l’attuale denatalità arrivata ormai a livelli record: negli anni Sessanta avevamo un bambino per ogni anziano, oggi invece cinque anziani per ogni bambino, e di questo passo si profila un autentico disastro sociale, perché il sistema dei conti pubblici – e in particolare quello pensionistico – non potrà reggere a lungo in queste condizioni.
Ma la questione demografica non è irresolubile: in cinque anni la Germania, ad esempio, è riuscita ad invertire la curva della natalità passando dal calo all’incremento, e lo ha fatto proprio aumentando il tasso di occupazione femminile. Dunque la formula Giorgetti – due figli, niente tasse – va nella giusta direzione, visto che viene applicata da decenni in Francia con risultati molto positivi, e l’indisponibilità della sinistra perfino a discuterne non può che lasciare perplessi. Giuliano Ferrara ha scritto amaramente sul Foglio: “Quindi la politica forse necessaria per arginare il declino demografico con una leva sicura e spiccia, probabilmente seducente per le giovani coppie filiature, si aggiunge alle altre che la destra ha strappato dalle mani dei suoi avversari modernisti e anticonservatori. Andiamo bene”.