Dispensare buoni consigli ad un figlio, ad un amico o ad una amica, quando escono o sanno di rientrare tardi la sera è una cosa giusta, un segno d’affetto. Preoccuparsi per le persone care vuol dire volerle tutelare, specie per evitare che possano mettersi in una condizione di debolezza e fragilità.
Ad Andrea Giambruno, compagno della premier Meloni, andrebbe spiegato che colpevolizzare la vittima di stupro è come stuprarla una seconda volta. Ma, anziché voler per forza colpevolizzare la vittima, come ha fatto Giambruno, io spiegherei al consorte della premier un paio di cose, tra l’altro semplicissime.
Le osservazioni e considerazioni che tendono a responsabilizzare la parte fragile, detta in tutta sincerità, sono doppiamente gravi quando provengono da personaggi con un forte potere mediatico. Il potere di influenzare, convincere e sensibilizzare l’opinione pubblica, parliamo di politici e conduttori tv, obbligherebbe il ‘personaggio mediatico’ a centrare l’attenzione sul colpevole, senza SE e senza MA! Le premesse che precedono la colpevolizzazione non possono assolutamente valere come scusanti o giustificative di punti di vista che spostano l’attenzione dal colpevole alla vittima.
“Hai tutto il diritto di ubriacarti ma se …”, ecco è proprio quel “ma se” che giustifica il colpevole e che non dovremmo mai sentire da nessuno, tanto meno da un conduttore televisivo.
Tutti noi dovemmo bere in maniere responsabile, senza esagerare e senza mettere in pericolo la nostra vita e quella degli altri. Ma se accade che ci si ubriachi e che qualcuno ne approfitti, ciò non assolve il colpevole, ma anzi ne aggrava la responsabilità per aver approfittato di una condizione di vulnerabilità. In questi casi la persona che si è presa una “sbornia” più che stuprata andrebbe protetta!
Se però si vogliono vestire i panni di papà o di nonno, che affacciati alla finestra ricordano alle ragazze di non accettare le caramelle dagli sconosciuti e/o di tirare giù la gonna, almeno si abbia la decenza di non farlo a spese di una ragazza di 19 anni che ha appena subito uno stupro di gruppo. Perché? Perché così si colpevolizza la vittima e si finisce per giustificare il “lupo cattivo dietro l’angolo”.
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