La situazione sullo stop dei rifornimenti può peggiorare e diventare ancora più critica. Il presidente, in un incontro con la stampa, ragiona poi sugli avanzamenti della guerra: «A Severodonetsk le nostre truppe reggono, ma i russi sono più numerosi di noi»
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky afferma che la quantità di cereali bloccati nei porti dalle truppe russe potrebbe arrivare nel prossimo inverno fino a 75 milioni di tonnellate. Per questo, il capo dello Stato auspica che Kiev possa ricevere armi antinave in grado di garantire il passaggio sicuro delle sue esportazioni.
L’Ucraina, secondo quanto rivelato da Zelensky, ha discusso con Regno Unito e Turchia sull’idea di avere una marina militare di un terzo Stato che controlli il passaggio delle esportazioni di grano sul Mar Nero.
«Ci è stato offerto di esportare il grano attraverso la Bielorussia in treno. So perchè ci è stato offerto questo. Noi non siamo pronti a seguire questo formato e aiutare i nostri”vicini amichevoli”», dice il leader ucraino.
Attualmente la quantità di cereali e grano bloccati nei porti ucraini si aggira attorno alle 20-25 milioni di tonnellate. Se le previsioni di Zelensky dovessero avverarsi, il numero si triplicherebbe.
Gli avanzamenti di guerra
Sugli avanzamenti delle truppe russe in Severodonetsk e Luhansk, Zelensky precisa che la resistenza ucraina continua: «Stiamo mantenendo le posizioni, ma gli occupanti sono di più e più potenti».
«Le città di Severodonetsk e Lysychansk oggi sono città morte», afferma il presidente che però sostiene che le forze di Kiev potrebbero avere la capacità per poter reagire. Nella zona sono rimasti fra i 10mila e i 15mila civili da evacuare. D’altronde, spiega Zelensky, anche se le forze armate si ritirassero dalle due città, le perdite sarebbero maggiori di quelle che si avrebbero cercando di riconquistarla.
«I nostri eroi non cedono posizioni a Sievierodonetsk. Nelle città proseguono i duri combattimenti in strada. Il Donbass ucraino resiste e resta forte. Il nemico vuole occupare la città di Zaporizhzhia. È la situazione più minacciosa, ma abbiamo tutte le possibilità di combattere in questa direzione», continua Zelensky.
Il presidente ucraino, poi, conferma la prigionia nelle schiere di Mosca dei 2500 combattenti arresi dello stabilimento metallurgico Azovstal di Mariupol. La prima parte dell’operazione – farli uscire vivi dalla trappola dell’acciaieria – è riuscita: «Ora c’è la seconda parte: portarli a casa vivi».
I progressi diplomatici
I colloqui per la ricerca di una soluzione pacifica fra Russia e Ucraina, che però coinvolgono anche le delegazioni di tutti gli Stati europei, continuano fra alti e bassi.
Volodymyr Zelensky, durante la conferenza con i giornalisti, afferma di aver avuto una telefonata con il suo omologo polacco, Andrzej Duda, incentrata sulla possibilità di cooperazione nella difesa. Il presidente ucraino ha poi ringraziando Varsavia per gli sforzi volti «a consolidare il sostegno internazionale per lo status di candidato Ue dell’Ucraina».
Parole di gratitudine anche verso il primo ministro britannico, Boris Johnson, all’indomani dell’annuncio di Londra di rifornire Kiev con sistemi lanciarazzi multipli M270: «Sono grato a Johnson per la piena comprensione delle nostre richieste e la disponibilità a fornire all’Ucraina le armi di cui ha bisogno per proteggere la vita del nostro popolo».
Se con Duda e Johnson tira un aria di complicità, la stessa cosa non si può dire con Ankara. Zelensky rivela, infatti, che né lui né il ministro degli Esteri Kuleba sono stati invitati all’incontro dell’8 giugno in Turchia per parlare della questione delle esportazioni di grano: «Io non sono stato invitato e a oggi non lo è nemmeno il ministro degli Esteri. Per noi è importante esportare il cereali, che le navi siano scortate dalla flotta di un paese o dell’altro».
Sul fronte dei colloqui con Mosca, Zelensky conclude: «Il dialogo con la Russia è a livello zero».