Le operazioni militari a Rafah proseguono senza tregua. L’esercito israeliano sta attaccando aree specifiche nella parte orientale della città, mentre si stanno intensificando le operazioni contro strutture operative di Hamas a Jabalya, nel nord della Striscia. Il portavoce militare di Israele ha riportato che “nel corso della notte è iniziata una operazione nel centro del campo profughi di Jabalya, che ha previsto scontri intensi con decine di cellule terroristiche e l’uccisione di un largo numero di terroristi“. Ieri, un soldato israeliano è stato ucciso ieri durante i combattimenti nel sud della Striscia di Gaza.
A Rafah, invece, è stata avviata “un’azione mirata su un campo di addestramento di Hamas, eliminati terroristi in combattimenti ravvicinati, individuate grandi quantità di armi ed equipaggiamento a simulare quell’Idf“. Una situazione critica che sta destando preoccupazione anche in Europa. L’Ue ha quindi chiesto ad Israele di porre fine “immediatamente” alle operazioni militari in corso a Rafah.
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Queste, infatti, stanno peggiorando terribilmente una situazione umanitaria già molto difficile e porteranno “inevitabilmente” nuove tensioni nei rapporti tra l’Unione e Israele, come sottolineato in una nota l’Alto rappresentante Ue per l’azione esterna Josep Borrell.
La nota dell’Ue per il cessate il fuoco a Rafah
“L’Unione europea invita Israele ad astenersi dall’aggravare ulteriormente la già terribile situazione umanitaria a Gaza e a riaprire il valico di Rafah – così si legge nella nota di Josep Borrell destinata ad Israele – Se Israele dovesse continuare la sua operazione militare a Rafah, ciò metterebbe inevitabilmente a dura prova le relazioni dell’Ue con Israele“.
Borrell ha continuato specificando che “Secondo il diritto internazionale umanitario, Israele deve consentire e facilitare il passaggio senza ostacoli degli aiuti umanitari per i civili“, perché “la Corte internazionale di giustizia lo ha chiarito nelle sue ordinanze del 26 gennaio e del 28 marzo“. L’Ue, ha comunque condannato esplicitamente anche “l’attacco di Hamas al valico di Kerem Shalom che ha ulteriormente ostacolato la consegna degli aiuti umanitari“.
L’Ue si è quindi rivolta ad entrambe le parti, sia Israele che Hamas, chiedendo di “raddoppiare gli sforzi per raggiungere un cessate il fuoco immediato e il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi detenuti da Hamas“. La situazione, infatti, diventa più critica di ora in ora. I dati dell’Unrwa parlano di circa 450 mila sfollati a Rafah, dove il conflitto continua a svolgersi senza tregua.
Israele, però, non sta accettando di buon grado l’interferenza dell’Onu nel conflitto. L’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Gilad Erdan, ha infatti dichiarato che “l’Onu, da quando Israele si è ritirato da Gaza, è diventata essenzialmente un collaboratore di Hamas, e per di più, è diventata un’entità terroristica a sé stante“. Affermazioni molto pesanti, poi mitigate dallo stesso Erdan, che ha precisato: “L’Onu è diventata parzialmente un’entità terroristica“.
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