Nel suo discorso al mondo universitario e della cultura il Papa mette in guardia da “un certo uso di algoritmi, che può destabilizzare l’umano”
Papa Francesco mette in guardia dal “paradigma tecnocratico”, da “un certo uso degli algoritmi che può rappresentare un ulteriore rischio di destabilizzazione dell’umano”. Nel suo discorso al mondo universitario e della cultura, nella facoltà di Scienze Bioniche di Informatica e Scienze Bioniche dell’Università Cattolica “Peter Pazmany” il Pontefice si e’ rammaricato dei tanti individui isolati, molto “social” e “poco sociali” e ha invitato a riflettere sulla “tracotanza di essere e avere”.
“La vita può rimanere vivente? E’ una questione che, specialmente in questo luogo, dove si
approfondiscono l’informatica e le “scienze bioniche”, e’ bene porsi. Infatti, quanto intravisto da Guardini (Romano Guardini, grande intellettuale e uomo di fede,) appare evidente ai nostri
giorni: pensiamo alla crisi ecologica, con la natura che sta semplicemente reagendo all’uso strumentale che ne abbiamo fatto”.

“Pensiamo alla mancanza di limiti, alla logica del “si può fare dunque e’ lecito”, ha affermato il Papa. “Pensiamo anche alla volontà di mettere al centro di tutto non la persona e le sue relazioni, ma l’individuo centrato sui propri bisogni, avido di guadagnare e vorace di afferrare la realtà. E pensiamo di conseguenza all’erosione dei legami comunitari, per cui la solitudine e la paura, da condizioni esistenziali, paiono tramutarsi in condizioni sociali”.
“Quanti individui isolati, molto “social” e poco sociali, ricorrono, come in un circolo vizioso, alle consolazioni della tecnica come a riempitivi del vuoto che avvertono, correndo in modo ancora più frenetico mentre, succubi di un capitalismo selvaggio, sentono come più dolorose le proprie debolezze, in una società dove la velocità esteriore va di pari passo con la fragilità interiore”, ha proseguito Papa Bergoglio.
“Dicendo ciò – ha poi aggiunto – non voglio ingenerare pessimismo – sarebbe contrario alla fede che ho la gioia di professare -, ma riflettere su questa “tracotanza di essere e di avere“, che già agli albori della cultura europea Omero vedeva come minacciosa e che il paradigma tecnocratico esaspera, con un certo uso degli algoritmi che può rappresentare un ulteriore rischio di destabilizzazione dell’umano”.