Nelle mani dei rapitori Rocco Langone, la moglie Donatella e il figlio Giovanni: arrivata la conferma della Farnesina. I tre non erano registrati all’Aire
Il ministero degli Esteri ha confermato il rapimento di una famiglia di italiani in Mali. I tre sono Rocco Langone, 61 anni, la moglie Donatella, 60 anni, e il figlio Giovanni, 42 anni, originari di Potenza.
Il sequestro è avvenuto nella loro dimora a Sincina, nel distretto di Koutiala, nel sud est del Paese. Coinvolto anche un cittadino togolese. Il gruppo appartiene ai Testimoni di Geova, ma la comunità esclude che si trovassero in Africa per una missione religiosa. Il rapimento è avvenuto per mano del Fronte Liberazione del Massina, conosciuto anche come Katiba Massima, un gruppo armato di ideologia jihadista.
La Farnesina scrive in una nota: «L’Unità di crisi sta profondendo ogni sforzo per una soluzione positiva del caso, a tal fine il ministero degli Esteri ribadisce, d’intesa con i famigliari, l’esigenza di mantenere il massimo riserbo». I tre non erano iscritti al registro Aire, Anagrafe italiani residenti all’Estero.
Italiani in Mali: i precedenti sequestri
Prima della famiglia Langone già altri italiani erano stati sequestrasti dalle forze jihadiste del Mali. Il padovano Luca Tacchetto e la compagna canadese Edith Blais furono rapiti nella regione del Sahel nel dicembre 2018 da un gruppo vicino ad al-Qaeda.
Sono riusciti a fuggire la sera del 12 marzo 2020, dopo quindici mesi di prigionia, liberandosi dai loro carcerieri. Tornato in Italia tre giorni dopo, Tacchetto ha raccontato nell’interrogatorio ai pm di Roma e ai carabinieri del Ros che la coppia era stata trattata bene dai loro rapitori, mai minacciati con le armi.
Insieme a Tacchetto e Blais era presente anche il sacerdote della Società delle Missioni Africane, padre Pier Luigi Macelli, rapito nel settembre 2018. È stato rilasciato nell’ottobre 2020, dopo due anni di prigionia, insieme a Nicola Chiacchio. I due, al loro rientro in Italia, hanno rivelato di essere passati fra tre diversi gruppi di jihadisti, fra diverse zone di prigionia nei deserti del Mali.
I rapitori non hanno mai attentato alle loro vite e che il momento più duro del loro sequestro è stato nel momento in cui Tacchetto e la compagna riuscirono a fuggire: «Ci hanno tenuto per alcuni giorni incatenati agli alberi, ma poi la situazione si è tranquillizzata».
Il turista di origine campana Nicola Chiacchio, invece, fu rapito durante un tour in bicicletta, nel febbraio del 2019, rimanendo nelle mani degli jihadisti un anno e mezzo.