La Russia intensifica il fuoco sulla parte est del paese. Zelensky: «Il Donbass è completamente distrutto. Un inferno». Telefonata tra i capi dell’esercito di Usa e Russia
La Russia si concentra con tutte le sue forze nel Donbass, la regione sud-orientale dell’Ucraina, le città sono distrutte dal fuoco nemico e Zelensky, proprio questa notte, ha definito un ‘inferno’ il piano che i russi stanno perseguendo nel Donbass. Oggi, il conflitto è arrivato all’86esimo giorno di un’estenuante guerra e seppur le città ucraine sono devastate, Kiev continua a resistere con tutte le sue forze. La missione della Russia, invece, che l’ha spinta il 24 febbraio ad invadere il suolo ucraino, si è dimostrata fallimentare, proprio perché c’è stata una sottovalutazione della resistenza da parte del paese invaso. Intanto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio fa il punto: «Siamo soddisfatti per il lavoro fatto, abbiamo affrontato con unita’ la crisi russa. Nella discussione di oggi e’ emersa la volontà di organizzare un vertice, il quarto, dei 46 capi di Stato dei Paesi del Consiglio d’Europa».
Inoltre, le mosse di Putin sull’Ucraina hanno impaurito i paesi vicini, Svezia e Finlandia, che si sono prontamente attivati per chiedere adesione alla Nato. Contro Mosca le pesanti sanzioni stanno mettendo a dura prova l’economia del paese e non solo, Putin sta perdendo di credibilità davanti a quasi tutto il mondo.
Zelensky: Donbass un inferno
Proprio questa notte il presidente dell’Ucraina Zelensky ha definito un ‘inferno’ la strategia che Mosca sta utilizzando sul Donbass con attacchi continui che massacrano le città e i villaggi della regione. Nel messaggio notturno il presidente ucraino afferma: «Il Donbass è completamente distrutto. È l’inferno e non è un’esagerazione. Tutto questo non ha e non può avere nessuna spiegazione militare per la Russia». Secondo Zelensky non si tratta nemmeno più di un piano che può avere motivazioni militari ma, quello che stanno facendo i russi: «È un tentativo deliberato e criminale di uccidere quanti più ucraini possibile».
Nella notte scorsa i missili russi hanno colpito il villaggio di Desna, che si trova nell’Ucraina settentrionale, vicino il confine con la Bielorussia. Attacco che ha provocato molti morti all’interno del villaggio e a riferirlo è stato proprio il presidente Zelensky durante il messaggio notturno.
Anche la città di Rubizhne, situata nella regione di Lugansk nell’Ucraina orientale, condivide lo stesso destino di Mariupol: è stata completamente distrutta. Come afferma il capo dell’amministratore militare della regione Sergi Gaidai: «Non ci sono edifici superstiti, molte case non possono essere restaurate. Nei cortili ci sono cimiteri». Su telegram pubblica anche le immagini di quel che resta della città fantasma. Gaidai ricorda: «Prima della guerra più di 60.000 persone vivevano qui e lavoravano – poi assicura- la ricostruiremo quasi da zero».
In tutto ieri sono stati bombardati 54 insediamenti nelle regioni di Donetsk e Lugansk provocando la morte di 20 civili. Le forze congiunte ucraine lo hanno reso noto su Facebook. gli attacchi aerei hanno distrutto o danneggiato 105 edifici residenziali e altri 15 obiettivi civili, tra cui un ospedale.
Ieri la telefonata tra i capi dell’esercito russo e americano
È avvenuto ieri il colpo di telefono tra il capo di Stato maggiore russo Valery Gerasimov e quello americano Mark Milley sulle questioni di reciproco interesse delle due superpotenze, ovviamente al centro del dialogo anche la guerra in Ucraina. Un segnale positivo, almeno per un ritorno al dialogo e per favorire la strada diplomatica.
Sempre sul conflitto, si esprime il vice ministro russo degli Esteri Andrei Rudenko affermando che Mosca è pronta a tornare ai colloqui con Kiev, e lo farà, quando l’Ucraina dichiarerà di sentirsi pronta. Qui, arriva subito la replica da parte di kiev: «Non offriteci un cessate il fuoco, questo è impossibile senza il ritiro totale delle truppe russe». Mosca cerca di ottenere il più possibile dal Donbass mentre Kiev chiede un ritiro delle truppe immediato, altrimenti, non si può nemmeno pensare di sedersi al tavolo della pace.
Le reazioni in Italia
In questo momento cruciale del conflitto, l’Italia che ha da subito sostenuto l’Ucraina continua ad essere molto vicina al popolo sia con l’accoglienza che con gli aiuti economici. Ora, però, c’è bisogno di una nuova fase della guerra: aiutare Kiev e Mosca a sedersi sul tavolo della pace. Si esprime sul conflitto la leader Giorgia Meloni di Fdi: «Gli ucraini sono stati attaccati e hanno il diritto di difendersi. L’Ucraina è la punta dell’iceberg di un conflitto che vuole rivedere gli equilibri globali. Se cade non vince la Russia di Putin, ma la Cina: e io cinese non ci voglio morire». Lo ha detto oggi a Cuneo per un tour di campagna elettorale in vista del voto del 12 giugno. Per il ministro della Difesa Lorenzo Guerini: «La comunità internazionale credo abbia ancora una volta la responsabilità da un lato di sostenere un paese aggredito, e dall’altro di implementare e sostenere tutti i canali della comunicazione e del dialogo: l’Italia sta facendo questo». Così si è espresso il ministro durante l’inaugurazione di una caserma dei carabinieri a Firenze. Il vicepresidente del gruppo Forza Italia alla Camera e responsabile del dipartimento Difesa del movimento azzurro, Matteo Perego sostiene: «La guerra lascerà segni indelebili non sono nelle città, ma soprattutto nel popolo ucraino e sia l’Europa che l’Italia possono e devono concorrere da protagonisti a scrivere la storia dell’Ucraina del prossimo futuro».
Il presidente del consiglio Mario Draghi sottolinea la generosità del popolo italiano nell’accoglienza del popolo ucraino. Sono arrivati quasi 120.000 profughi ucraini e gli italiani hanno aperto le case: «Sono stati bravissimi».