Intanto la regione di Kherson punta a farsi annettere dalla Russia. Von der Leyen: «Mosca minaccia ordine mondiale»
Arriva il 78esimo giorno di guerra e i quadri diplomatici sembrano ancora lontani da un accordo che possa fermare le armi. Anzi, secondo l’intelligence americana il Cremlino penserebbe ormai a una tempistica estremamente lunga della crisi, con il probabile coinvolgimento anche della Transnistria, regione secessionista della Moldavia. Sia gli analisti americani che quelli britannici concordano del resto nel ritenere che gli obiettivi del Cremlino vadano al di là di quelli dichiarati da Putin. Intanto la regione di Kherson, come ha dichiarato alla Ria Novosti Kirill Stremousov, vice capo dell’amministrazione locale, «intende presentare domanda al presidente russo al fine di venire inclusa nella federazione dopo il completamento di tutti i processi di integrazione». Di fatto una richiesta di annessione.
Gli scenari futuri: Ursula Von der Leyen
E sugli scenari del prossimo futuro interviene anche la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen. «La Russia è oggi la minaccia più diretta all’ordine mondiale con la barbara guerra contro l’Ucraina, e il suo preoccupante patto con la Cina”.
Sul campo: offensiva a Est
Sul campo, intanto, mentre continua l’offensiva russa ad est e si combatte ancora all’Azovstal assediata, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha reso noto che nella zona di Kharkhiv gli invasori stanno venendo respinti dalla controffensiva dell’esercito di Kiev. Nel suo discorso quotidiano di mercoledì sera, Zelensky ha inoltre annunciato di aver decorato 404 militari. Il presidente ha anche specificato che «più di 13mila dei nostri soldati hanno ricevuto ‘riconoscimenti statali’ durante questa guerra totale». L’Ucraina si è offerta inoltre di rilasciare i prigionieri di guerra russi in cambio dell’evacuazione in sicurezza dei combattenti gravemente feriti intrappolati nelle acciaierie di Mariupol. Il vice primo ministro ucraino Iryna Vereshchuk ha dichiarato che sono in corso negoziati per il rilascio dei combattenti feriti che sono trincerati nell’ultima roccaforte della resistenza ucraina a Mariupol.