I colossi di internet mettono sul piatto ben 13 milioni di dollari per rafforzare il fact checking delle piattaforme. Nel frattempo il social dell’uccellino, col nuovo patron Tesla, interrompe l’uso del banner sui tweet fuorvianti sul Covid
La lotta alla disinformazione online, dove basta poco per imbattersi in notizie bufala al limiti dell’assurdo, è ancora un tasto dolente per i maggiori colossi di internet. Due sono le spinte che regolano la rete oggi: da un lato Google e YouTube che stringono la morsa sulle fake news, dall’altra Twitter che elimina la moderazione dei messaggi fuorvianti in tema Covid.
Arriva oggi la notizia che il primo motore di ricerca e la YouTube, piattaforma di condivisione video più famosa al mondo e proprietà dello stesso Google dal 2006, mettono sul piatto ben 13,2 milioni di dollari per contrastare la disinformazione online e sostenere il Fact-Checking Network. Dal sito di verifica delle notizie sarà creato un Global Fact Check Fund, fondo a cui attingono 135 organizzazioni provenienti da 65 Paesi del globo che combattono la disinformazione in più di 80 lingue.
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“È la sovvenzione più grande mai effettuata da Google e YouTube per il fact checking”, si legge in una nota del gruppo. Il fondo di controllo delle verifica delle news sarà attivo nel 2023 e porterà grandi novità nel colosso a stelle e strisce della ricerca online.
Google cambierà, infatti, il proprio algoritmo tendendo a privilegiare quelle notizie nelle ricerche degli utenti che sono già state verificate. Simile ragionamento per YouTube, che presumibilmente inserita un riquadro di fact checking per il video selezionato. Una sorta di “spunta blu” delle notizie, quindi, con lo scopo di contrastare le continue fake news lanciate in rete.
Twitter fa retromarcia: niente più banner Covid
A proposito di spunte blu, se Google e YouTube rafforzano i propri sforzi per il contrasto della disinformazione, Twitter non segue il trend. Il social cinguettino ha interrotto dal 23 novembre la moderazione delle notizie pubblicate sul Covid.
La notizia arriva direttamente da San Francisco, che ultimamente ha visto repentini scossoni all’interno delle politiche aziendali del social, visto il cambio di dirigenze che ha portato Elon Musk al comando. È lo stesso patron Tesla ad avere espresso più volte le sua scettici riguardo il banner di avviso che compariva sotto i tweet riguardanti i temi del Covid e dei vaccini non solo su Twitter ma su tutti i social per avvertire l’utente della delicatezza delle questioni.
Musk, in un’esasperazione di toni, aveva infatti definito la scelta dei social di segnalare le notizie sulla pandemia con un semplice avviso – che non impediva assolutamente la visione dei contenuti – come un “atto fascista”. La protesta del miliardario veniva in contemporanea alla chiusura delle fabbriche Tesla in California.
Al momento del suo approdo su Twitter, i grandi colossi dell’economia e le Ong temevano un cambio di politiche dirigenziali proprio su questa lunghezza d’onda: a niente sono servite le rassicurazioni di Musk nel respingere le accuse di incitamento all’odio e disinformazione. In molti sono fuggiti da Twitter, lasciando l’uccellino della rete sempre più nel caos.
Come funziona il Fact Checker di Google
Oltre 150mila fonti attendibili a livello globale. È questa la base pensata da Google nella creazione del fondo internazionale per la verifica delle notizie.
Al momento il progetto è in fase di realizzazione, ma rilevante attenzione viene data dal colosso di internet anche alla diffusione improvvisa delle notizie importanti, inerenti ad avvenimento di cronaca e attualità. YouTube potrebbe mostrare un pannello che segnali all’utente che la notizia in ascolto è un “breaking news”, una novità.
In più, sarebbe in fase di progettazione un box di informazioni che permette subito al fruitore di notizie di tornare alla fonte, anche quando la copertura mediatica risulta essere scarsa. Google conferma il suo impegno, quindi, verso il contrasto alla disinformazione.
Un lavoro che il colosso di Mountain View cerca di rafforzare dal 2018, con la Google News Iniziative. Gli investimenti in quasi 5 anni hanno toccato ben 75 milioni di dollari, volti al combattere il fenomeno delle fake news, la disinformazione e per educare gli utenti all’alfabetizzazione mediatica, ovvero al riconoscimento di potenziali notizie non veritiere.
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