Cina: 2 attivisti #Metoo condannati al carcere per “incitamento alla sovversione”

In una sentenza che ha suscitato reazioni internazionali e sollevato preoccupazioni per i diritti umani in Cina, due giornalisti del movimento #MeToo sono stati condannati al carcere, giudicati colpevoli di "incitamento alla sovversione dei poteri dello Stato". I due hanno già annunciato l'intenzione di presentare appello contro la sentenza

Redazione
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In Cina, la trentacinquenne Sophia Huang Xueqin, nota per il suo coraggio e la sua dedizione alla difesa dei diritti delle donne, aveva organizzato insieme a un altro attivista, Wang Jianbing, diversi incontri su questioni sociali nella città meridionale di Guangzhou. Un tribunale ha dichiarato che questi incontri, iniziati nel 2020, “incitavano i partecipanti a esprimere insoddisfazione nei confronti del potere statale cinese con il pretesto di discutere di questioni sociali“, come riportato dal gruppo di sostegno “Free Huang XueQin & Wang JianBing“.  Wang, 40 anni, è stato condannato a tre anni e sei mesi di carcere, mentre Huang dovrà scontare una pena di ben 5 anni.

Cina: accuse controverse ai giornalisti

La vicenda di Huang e Wang ha avuto inizio nel settembre 2021, quando sono stati arrestati dalle autorità cinesi. Il processo, tenutosi l’anno scorso a porte chiuse, ha visto entrambi gli attivisti negare con forza le accuse. Le imputazioni di sedizione erano basate sugli incontri che la coppia teneva con giovani cinesi, durante i quali discutevano apertamente di vari temi sociali, dalla parità di genere ai diritti civili.

Wang Jianbing
Wang Jianbing

I loro sforzi e la loro dedizione al lavoro, ai diritti delle donne e alla società civile in generale non saranno vanificati da questo processo ingiusto, né la società dimenticherà il loro contributo. Ci saranno sempre più attivisti come loro“, ha dichiarato il gruppo Free Huang Xueqin and Wang Jianbing, composto principalmente da attivisti con sede all’estero.

L’accusa di “incitamento alla sovversione del potere statale” è spesso utilizzata dal governo cinese per reprimere i dissidenti e può comportare pene detentive severe. In questo caso, la pena massima prevista è di cinque anni, ma può essere estesa se il sospettato è considerato un capofila o se sono stati commessi reati considerati gravi. Il giorno prima dell’arresto, avvenuto il 19 settembre 2021, Huang avrebbe dovuto volare in Gran Bretagna per iniziare un master presso l’Università del Sussex, grazie a una borsa di studio finanziata dal governo britannico.

Carcere per silenziare i dissidenti: una pratica ben rodata

Sophia Huang Xueqin non è nuova alle controversie né alla repressione. Ha guadagnato visibilità come una delle principali attiviste del movimento #MeToo in Cina, portando avanti campagne per dare voce alle vittime di abusi sessuali. Huang è stata anche attivamente coinvolta nelle proteste antigovernative di Hong Kong nel 2019, un movimento che ha attirato l’attenzione mondiale e una risposta dura da parte del governo cinese. Alla fine del 2019, Huang era già finita in carcere per tre mesi, una detenzione che molti osservatori hanno visto come un tentativo di intimidirla e silenziarla.

La condanna di Huang e Wang ha sollevato un’ondata di critiche a livello internazionale. Organizzazioni per i diritti umani e attivisti hanno condannato la sentenza, vedendola come un ulteriore segnale del deterioramento della situazione dei diritti civili in Cina. Amnesty International ha rilasciato una dichiarazione definendo la condanna di Huang e Wang un “grave errore giudiziario” e chiedendo la loro immediata liberazione.

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Sui social media, molti utenti hanno mostrato il proprio sostegno ai due attivisti pubblicando le loro foto

“L’uso delle leggi sulla sovversione per silenziare i dissidenti è una pratica inaccettabile che viola i principi fondamentali dei diritti umani e dello stato di diritto“, ha dichiarato un portavoce di Amnesty International. “Huang Xueqin e Wang Jianbing devono essere rilasciati immediatamente e senza condizioni“.

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