I costanti salti in avanti dell’economia cinese preoccupano sempre di più l’Unione europea, che inizia a temere il rischio di rimanere schiacciata dal peso di una ingente produzione, che al momento non può essere eguagliata da quella degli Stati dell’Unione. Lo scorso 9 aprile, da Princeton negli Usa, la vicepresidente dell’esecutivo Ue e commissario alla concorrenza, Margrethe Vestager ha annunciato l’apertura di una nuova indagine sui sussidi cinesi alle aziende di produzione di turbine eoliche.
Al centro dell’indagine vi sarebbe la possibilità che la Cina abbia deciso di investire su maxi-sussidi statali indirizzati alle imprese che producono turbine per l’energia eolica destinate all’esportazione. In questo modo Pechino si sarebbe assicurata un vantaggio dell’eolico, poiché le turbine da loro prodotte costano circa il 50% in meno rispetto al resto del mercato globale. Una competizione che quindi non convincerebbe più l’Ue, in termini sia legali che economici.
Pechino, però, allo stesso tempo non sarebbe convinta della decisione dell’Unione di avviare un’indagine dell’Antitrust. La Cina “si oppone con forza” alla decisione dell’Ue, che dal loro punto di vista potrebbe mettere a repentaglio “la cooperazione reciprocamente vantaggiosa” che esiste ora tra Bruxelles e Pechino. La Cina ha infatti sottolineato come le indagini europee finora avviate fossero tutte concentrate sulle “nuove imprese cinesi legate all’energia“, un dettaglio che però potrebbe “danneggiare gravemente la fiducia delle sue aziende nella realizzazione di investimenti e nella cooperazione commerciale in Europa“.
Le parole della Commissaria Ue Margrethe Vestager
“La strategia di Pechino sui maxi-sussidi statali e le esportazioni è attuata in tutte le aree delle tecnologie pulite, dei microchip e oltre. Le nostre economie non possono assorbirla” ha confermato la commissaria alla concorrenza Ue, per poi evidenziare come tale produzione sia “non solo pericolosa per la nostra competitività ma anche per la nostra sicurezza economica, che rischia di essere messa a repentaglio“.
Il pericolo della produzione cinese non è confinata alle sole turbine eoliche. Nonostante la transizione green sia uno dei modelli fondamentali da perseguire nell’Ue, il pericolo principale è che il modello dei maxi-sussidi alle imprese che producono turbine, si espanda anche ad altri settori, di fatto non lasciando scampo alle altre economie mondiali. Così come nel mercato dell’eolico le turbine cinesi hanno un prezzo più conveniente rispetto a quelle degli altri Paesi, il rischio è che ciò si riproponga anche nel mercato delle auto elettriche, dei pannelli solari o dei chip.
“La Cina è allo stesso tempo un partner, un concorrente economico e un rivale sistemico” ha dichiarato poi Vestager, evidenziando anche come la Cina abbia raggiunto il ruolo di leader in diversi settori della produzione “non sempre comportandosi in maniera corretta“.
Il rischio della dipendenza energetica dalla Cina
La preoccupazione principale che assale l’Ue riguarda la possibilità che senza un cambio di rotta sia l’Unione europea che gli Usa possano sviluppare una dipendenza dalla Cina entro il 2023. Un po’ come è avvenuto per il gas russo prima del conflitto con l’Ucraina. Ad oggi infatti i dati sulla produzione di turbine nel mondo dipingono un quadro piuttosto allarmante.
Da un lato le aziende europee che si occupano di turbine eoliche faticano a produrre utili che siano concorrenziali nel mercato globale, dall’altro la Cina, con le sue tre aziende di punta del settore, rappresenta il 58% delle installazioni di energia solare e il 60% delle installazioni di energia eolica a livello globale. Tale presenza nel settore, quindi, ha spinto l’Ue a voler compiere dei controlli, per chiarire eventuali comportamenti scorretti che possano essere sanzionati e soprattutto vietati nel Paese.