Il Comune di Milano diventa “apripista nella tutela dei diritti“, grazie al nuovo provvedimento approvato dalla giunta comunale, che permetterà ai dipendenti del Comune, compresi stagisti e collaboratori del servizio civile, di attivare la cosiddetta “carriera alias“.
Una dicitura che potrebbe non essere inizialmente chiara, ma che semplicemente indica la possibilità per i dipendenti di presentarsi nelle sedi lavorative del Comune di Milano con un nome o un genere diverso, anche nel caso in cui questi siano differenti dai documenti d’identità.
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“Un passo importante e doveroso che dimostra la nostra attenzione verso tutta la nostra comunità lavorativa e che rende la nostra amministrazione sempre più inclusiva, accogliente rispettosa verso le scelte e i diritti di tutte e tutti nel riconoscimento della propria identità” ha commentato Alessia Cappello, assessora alle Politiche del Lavoro con delega alle Risorse Umane, che riconosce nell’approvazione del provvedimento la possibilità per decine di lavoratori di sentirsi finalmente a proprio agio anche durante l’orario di lavoro.
Milano, in cosa consiste la carriera alias?
La giunta comunale ha approvato la carriera alias a seguito di una serie di proteste portate in piazza dalla comunità Lgbt+ di Milano, che ha cercato di rivendicare i diritti dei lavoratori queer, soprattutto per coloro che hanno dato inizio ad un percorso di transizione ma non hanno ancora ottenuto un cambio formale dei documenti di identità.
Nel caso specifico di questi lavoratori, si è voluto porre rimedio ad una serie di situazioni spiacevoli che era possibile si verificassero. Prima tra tutti la confusione di genere, come nel caso di dipendenti i cui nomi sui cartellini o sulle targhette non rispettassero la loro reale identità di genere. Era, infatti, possibile incontrare persone con fattezze femminili, costrette ad indossare un cartellino con un nome da uomo.
La carriera alias pone fine a molti di questi spiacevoli episodi, permettendo ai dipendenti del Comune di Milano di decidere il nome e il genere da apporre su cartellini identificativi, sulle targhette nominali da scrivania e da apporre sulla porta e sulla posta elettronica anche nel caso in cui tale nome non corrisponda a quello sul documento d’identità. La giunta comunale ha cercato di spiegare come l’obiettivo di questa decisione sia quello di migliorare il benessere dei dipendenti, permettendogli di inserirsi in un ambiente più sereno ed inclusivo, improntato al rispetto della privacy e della dignità.
“I dipendenti comunali potranno ottenere il cambio di identità con una semplice richiesta, in base al principio dell’autodeterminazione della persona, senza dover presentare perizie mediche (a differenza di quanto ancora avviene in Italia per la rettificazione anagrafica)” ha spiegato Monica Romano, consigliera pd e vicepresidente della Commissione Pari Opportunità e Diritti Civili.
Milano, la carriera alias non convince tutti
Il Comune di Milano non è il primo a decidere di adottare misure simili. Nelle università e nelle scuola milanesi, infatti, tali provvedimenti sono già stati introdotti in particolare per evitare la dispersione scolastica. Il fatto che stavolta a dare il via libera a un tale cambiamento sia proprio l’amministrazione cittadina, permette alla comunità Lgbt+ ed ai loro alleati di tirare un sospiro di sollievo e soprattutto di sperare in un futuro più inclusivo e consapevole. Ora il nuovo obiettivo è quello di estendere tale provvedimento anche alle aziende partecipate, come nel caso di Atm che gestisce il trasporto pubblico della capitale lombarda.
Non tutti però sono soddisfatti della decisione dell’amministrazione Sala, ritenuta superflua e poco coerente. Per alcuni cittadini sono altri i problemi che il Comune dovrebbe affrontare, come il caroprezzi degli affitti e il costo della vita ormai a livelli mai raggiunti prima. Eppure, la carriera alias ha convinto la giunta comunale della sua importanza e così Milano è divenuta la prima grande città italiana a riconoscerla, nella speranza che le altre seguano al più presto il suo esempio.
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