La lenta agonia della sanità pubblica: “Politica, se ci sei batti un colpo”

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Oggi, 16 maggio a Roma, nella sala Capranichetta in piazza Montecitorio, si sono radunati tutti i professionisti del mondo sanitario e la società civile, per mobilitarsi in difesa della sanità pubblica. Lo scopo è dare vita a un movimento che possa riportare la sanità al centro del dibattito pubblico e dell’agenda politica

Rifinanzieremo la sanità”; “non ci faremo più trovare impreparati”; “la salute è un bene prezioso sul quale dobbiamo continuare ad investire”. Tante le promesse fatte in era pandemica dalla politica, le stesse che non hanno trovato il giusto riscontro nella realtà ancora oggi.

Per questo i professionisti del mondo sanitario e la società civile si sono radunati oggi, 16 maggio a Roma, nella sala Capranichetta in piazza Montecitorio, per mobilitarsi in difesa della sanità pubblica dando vita a un movimento unitario, ampio e inclusivo, che possa riportare la sanità al centro del dibattito pubblico e dell’agenda politica.

I problemi lamentati dai medici italiani sono molteplici. Liste d’attesa infinite, fuga di medici e infermieri. Intanto cresce la spesa privata e contemporaneamente quella di chi deve rinunciare alle cure e calo dei finanziamenti per la sanità.

I dati del rapporto Crea

Secondo i dati del 18esimo Rapporto Sanità del Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità (Crea) dell’università di Roma Tor Vergata al finanziamento della sanità pubblica italiana mancano almeno 50 miliardi per avere un’incidenza media sul Pil simile agli altri Paesi europei. Non solo: per allinearsi al livello di altri Paesi europei di riferimento, in Italia mancano all’appello 30.000 medici e 250.000 infermieri.

La situazione della sanità pubblica è agonizzante e il diritto alla salute, principio fondante della Costituzione Italiana, è seriamente a rischio.

La mobilitazione delle associazioni e dei sindacati

Le associazioni e i sindacati denunciano da tempo un processo di destrutturazione del servizio sanitario nazionale pubblico che, di fatto, ha minato la sostenibilità, l’equità e l’accesso alle cure, rendendo marginale rispetto alle politiche nazionali un bene inalienabile come la salute degli italiani.

Per questo hanno preso parte alla discussione di oggi molte figure di spicco come il presidente CIMO-FESMED, Guido Quici, il segretario dell’Anaao-Assomed, Pierino Di Silverio, il presidente dell’AAroi-Emac, Alessandro Vergallo, il rappresentante legale del Fassid Mauro Mazzoni, Andrea Filippi segretario nazionale della CGIL Medici e dirigenti SSN, Aldo Grasselli presidente FVM della federazione medici e veterinari, Roberto Bonfili, coordinatore della UIL FPL e Benedetto Magliozzi, segretario nazionale della CISL Medici.

Quici: “Regione se ci sei batti un colpo”

Un tema cruciale, urgente, affrontato quest’oggi, è senza ombra di dubbio quello che riguarda le trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro dei dirigenti medici, veterinari e sanitari e le condizioni per poterlo firmare. A tal proposito è intervenuto Guido Quici, presidente CIMO: “La situazione negli ospedali è talmente disperata che mi aspetto che l’Aran e le Regioni accolgano almeno l’80% delle nostre richieste per il rinnovo del contratto dei medici, veterinari e dirigenti sanitari. L’Aran e i sindacati ce la stanno mettendo tutta, ma se le Regioni non decidono di invertire la tendenza la fuga dagli ospedali non si fermerà, e il danno creato da un pessimo contratto, che io non intendo firmare, lo subiranno non solo i medici ma anche i pazienti.

L’eliminazione del tetto di spesa per il personale sanitario – continua Quici – è la madre di tutte le battaglie. Ma manca la volontà politica per farlo. Anzi, c’è un disegno preciso che parte dal taglio dei posti letto e dell’offerta sanitaria, all’interno del quale la carenza di personale è solo un tassello. Ne è la conferma il nuovo modello Agenas per il calcolo del fabbisogno di personale, che prevede l’assunzione di migliaia di medici in meno. Non stupiamoci poi, allora, se per tappare i buchi e non interrompere i servizi vengono chiamati medici stranieri e gettonisti che non possono garantire la continuità delle cure. Cittadini e professionisti devono unirsi per riportare la sanità tra le priorità della politica. Per questo siamo qui oggi”, conclude il presidente CIMO.

La manifestazione del 15 giugno a Roma

Le organizzazioni sindacali, le associazioni di cittadini e pazienti e le rappresentanze professionali, hanno una avviato una mobilitazione che, a partire dalle fiaccolate del 3 maggio, in onore e memoria di Barbara Capovani, attraverso questa iniziativa del 16 maggio e le prossime del 15 giugno, porterà ad una Manifestazione Nazionale a settembre a Roma.

Il diritto alla salute dei cittadini è strettamente intrecciato al destino professionale di tutti gli operatori sanitari del servizio sanitario nazionale: perciò la battaglia in difesa della sanità pubblica è la battaglia di tutti.

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