Tanta gente davanti a San Pietro per la manifestazione organizzata dal fratello Pietro. L’avvocato della famiglia “chiama” il Pontefice
Tanta gente in largo Giovanni XXIII, a Roma, sabato pomeriggio, in occasione del sit in per Emanuela Orlandi, la ragazza scomparsa nel 1983, quarant’anni fa. Un sit in organizzato da Pietro, fratello della ragazza, e che arriva proprio a pochi giorni dalla decisione del Vaticano di aprire le indagini sulla sparizione della ragazzina, cittadina vaticana.
“La volta buona? Speriamo”, ha spiegato Pietro Orlandi circondato da decine di supporter e gente comune. Tanti gli striscioni. “La verità rende liberi”, tra gli altri. Presente tra gli altri anche Laura Sgrò, il legale della famiglia Orlandi. “La verità se la meritano tutti, la famiglia Orlandi, la mamma, Pietro, Natalina , i nipoti, si merita giustizia questo Paese. E la giustizia se la merita anche la Chiesa. Per la Chiesa la vita è sacra torniamo ad occuparci di questo. Voglio fare un appello al Santo padre e gli voglio chiedere di ricevermi, per me è lui la legge, la giustizia: io sono a disposizione e voglio avere un confronto con lui questa storia si merita che sia diretta dall’alto. Mi auguro che il santo padre abbia il coraggio della verità, la verità costa, Restituisca a questa famiglia tutte le informazioni che sa”.
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Pietro si è presentato con al collo la locandina originale stampata nel 1983, quella che mostra Emanuela sorridente e con una fascetta nera sulla fronte come si usava all’epoca. Sommerso da applausi e abbracci, Pietro ha acconsentito anche alla richiesta di una mamma di posare per una foto con le sue due figlie. Anche loro hanno indossato la fascetta nera come quella che portava Emanuela.
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