Catania, un ospedale dovrà risarcire la famiglia di una donna morta per malasanità

Ogni operazione a cuore aperto presenta dei rischi per il paziente, ma molti altri possono essere arginati. Il personale medico di un ospedale di Catania, non è riuscito a farlo, e di conseguenza una donna è deceduta per cause non direttamente correlate alla patologia di cui soffriva

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Dopo quasi un decennio di battaglia legale, a Catania, un triste caso di malasanità è recentemente terminato in una sentenza emessa dal Tribunale civile, dando ragione ai familiari della paziente lesa. L’Azienda ospedaliera universitaria Policlinico-Vittorio Emanuele di Catania è stata ritenuta responsabile della morte di una donna avvenuta nell’agosto del 2014, all’età di 60 anni. Il Tribunale ha ordinato un risarcimento totale di 600.000 euro ai familiari della defunta, segnando un importante passo nella lotta per la giustizia nel settore sanitario.

Morta per un’infezione contratta in ospedale

La vicenda giuridica si è sviluppata intorno alle circostanze della morte di una paziente, ricoverata in ospedale per sottoporsi a un’operazione cardiochirurgica, a causa della cardiopatia di cui soffriva. Eppure, i normali rischi legati all’operazione non avrebbero avuto nulla a che vedere con la causa della morte, avvenuta dopo ben tre mesi di agonia a seguito delle complicazioni avute per un’infezione. Secondo quanto emerso durante il processo, l’ospedale è stato ritenuto responsabile per l’infezione che ha portato al decesso della paziente, in quanto non avrebbe rispettato le norme igienico sanitarie necessarie ad evitare che accadesse una simile tragedia.

Il cuore della questione giuridica è stato esaminato dal giudice Giorgio Marino, il quale ha basato la sua decisione su un’analisi tecnica condotta da un collegio di esperti, concludendo che la causa della morte della paziente è stata uno “shock settico originatosi a seguito di un’infezione nosocomiale durante la degenza presso l’Ospedale Ove-Ferrarotto di Catania“, evidenziando così la responsabilità dell’istituzione sanitaria.

Un tragico errore costato caro

Il giudice Marino ha poi affermato che “a seguito dell’inadempimento dell’Azienda, e dei sanitari in servizio presso la stessa, la paziente ha subito una gravissima infezione che l’ha portata alla morte“, evidenziando la mancanza di condizioni igieniche adeguate all’interno dell’ospedale. La sentenza ha stabilito un risarcimento danni iure hereditas di 75.050 euro per i tre familiari della paziente, oltre a un risarcimento iure proprio in favore del marito (201.900 euro), del figlio (161.250 euro) e della figlia (168.250 euro) della paziente deceduta.

La sentenza ha sottolineato l’importanza di garantire che le istituzioni sanitarie siano tenute responsabili delle loro azioni e che i familiari delle vittime possano ottenere un adeguato risarcimento per i danni subiti in caso di un errore o un comportamento inadeguato delle strutture. Un messaggio molto importante alla luce del fatto che, in Italia, i casi di malasanità sono ancora molto frequenti. Si stima che solo nel 2023 ne siano stati denunciati circa 300.000, di cui 35.000 avrebbero portato alla richiesta di un risarcimento danni.

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