Si chiude un altro capitolo della saga che per anni ha animato i dibattiti intorno all’eredità della famiglia Gucci, o meglio, all’eredità della famiglia Reggiani. Silvana Barbieri, meglio conosciuta come Lady Gucci e morta nel 2019, e Patrizia Reggiani, sua figlia, sono le protagoniste indirette di questa storia. La Reggiani, secondo le indagini, sarebbe stata manipolata psicologicamente da una serie di persone interessate a gestire il suo patrimonio miliardario.
Eredità Gucci, rinviati a giudizio 4 indagati
Le accuse a vario titolo per gli indagati nella vicenda, sono circonvenzione di incapace aggravata, furto, peculato e corruzione per l’esercizio della funzione. Gli ultimi sviluppi hanno visto protagonista Loredana Canò, l’ex compagna di cella di Patrizia Reggiani, in riferimento agli anni in cui quest’ultima scontava una condanna a 26 anni per aver fatto uccidere il marito e imprenditore Maurizio Gucci. La Canò è ora accusata di aver approfittato dello stato di fragilità psichica della Reggiani, su cui è ricaduta l’intera eredità milionaria della madre.
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Insieme alla donna, sono stati rinviati a giudizio il consulente finanziario Marco Chiesa e i commercialisti Mario Wiel Marin e Marco Moroni.
Eredità Gucci, le accuse contro Canò
Secondo la ricostruzione della Procura di Milano, gli imputati, approfittando dello stato di fragilità psichica della Reggiani, “affetta da sindrome post frontale” in seguito all’asportazione di un tumore al cervello, avrebbero tentato di mettere le mani sul suo patrimonio milionario. Loredana Canò, secondo quanto emerge dalle indagini, avrebbe convinto la Reggiani a “fare la guerra alle figlie” per poter gestire il vitalizio ottenuto dal marito Maurizio Gucci. La donna si sarebbe stanziata a casa della vedova, gestendo, di fatto, i suoi rapporti con l’esterno.
Marco Riva è l’unico dei sei imputati nei confronti del quale è stato dichiarato il non luogo a procedere perché il “fatto non costituisce reato“. Assolto l’avvocato di Silvana Barbieri – madre di Patrizia Reggiani – Maurizio Giani, che dalla Barbieri era stato nominato esecutore testamentario, con formula piena al termine del processo in abbreviato.
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