Dal caregiver alla casalinga, i ‘lavori invisibili’ che non riposano mai

Coloro che ad oggi si trovano a doversi occupare di un caro, che sia un genitore, un figlio, un fratello o un altro membro della famiglia, si trovano di fronte a tre possibili strade. Ognuna di queste, però, presuppone l'abbandono di una parte della propria vita, per fare spazio alle necessità della persone non autosufficienti

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Il Primo maggio è veramente la festa di tutti i lavoratori? In una giornata in cui la maggior parte della popolazione italiana festeggia la consapevolezza di essere libera e tutelata nello svolgimento delle sue mansioni professioni, c’è una parte invisibile del Paese che si trova a fare i conti con la consapevolezza di non poter mai mettere da parte i suoi compiti.

I caregiver, ovvero le persone che si prendono cura dei propri cari non autosufficienti, le casalinghe e tutti coloro che si trovano a doversi occupare di questioni legate all’ambiente famigliare vivono il Primo maggio come un giorno identico agli altri, con le stesse responsabilità e lo stesso affaticamento. Il tutto senza uno stipendio e senza essere riconosciuti come membri effettivi del mondo del lavoro italiano.

Un intero settore che può essere considerato invisibile e quindi anche non regolamentato, in quanto la competenza della cura in Italia non esiste. Coloro che ad oggi si trovano a doversi occupare di un caro, che sia un genitore, un figlio, un fratello o un altro membro della famiglia, si trovano di fronte a tre possibili strade. Ognuna di queste, però, presuppone l’abbandono di una parte della propria vita, per fare spazio alle necessità della persone non autosufficienti.

La prima scelta potrebbe essere quella di svolgere il lavoro domestico a tempo pieno, come nel caso delle circa 7 milioni di caregiver che si stima esistano in Italia. Una possibilità che però preclude gli interessati, nella maggior parte dei casi donne, dallo svolgimento di una professione vera e propria, retribuita e possibilmente gratificante. La seconda opzione è invece quella di assumersi sia la responsabilità di una professione che quella di caregiver. Una situazione piuttosto debilitante, che sottopone il diretto interessato a forti livelli di stress, e rende praticamente impossibile trovare tempo libero da dedicare a se stessi e alle proprie necessità.

L’ultima opportunità, se così può essere definita, è quella di rinunciare ai compiti di caregiver, preferendo di dedicarsi alla propria carriera o alla propria vita, delegando la cura del parente ad una figura terza, retribuita. Si tratta ovviamente di una possibilità che può essere presa in considerazione solamente nel momento in cui è possibile affrontare questo tipo di spesa.

I dati inquietanti sul lavoro domestico e la figura del caregiver

Anche in questo caso, però, entra in gioco una riflessione più che necessaria riguardante il cosiddetto “lavoro domestico“, ovvero un settore in cui il tasso di irregolarità sfiora il 52%, contro una media nazionale dell’11%. Il rapporto redatto dall’Osservatorio Domina sul lavoro domestico, sottolinea come il 70% di questi lavori sia svolto da donne straniere, che si trovano a svolgere mansioni sottopagate, rischiando di finire al di sotto della soglia di povertà.

Di fronte a questo scenario e alla consapevolezza del suo progressivo peggioramento, sembra sempre più urgente un intervento del governo. Al momento, in Italia sono previsti voucher, detrazioni fiscali e sanatorie una tantum, che però si dimostrano insufficienti a risolvere una problematica che ad oggi appare strutturale. Il sistema del welfare italiano sembra infatti sorreggersi sugli sforzi delle famiglie e sullo sfruttamento di una manodopera a basso costo. Due sforzi che dovrebbero invece essere colmati, ove possibile, dalle casse dello Stato.

La situazione, inoltre, non è destinata a migliorare. In Italia continuano a diminuire il numero, mentre la popolazione invecchia sempre di più. Le stime demografiche prevedono che nel 2050 gli over 80 in Italia saranno 14,1%. Viene dunque da chiedersi chi sarà in grado di occuparsi di loro e soprattutto a che costo? Sembra che nel nostro Paese ad oggi la cura di un anziano, così come di un figlio, sia divenuto un punto di frattura tra la carriera di una donna e la sua tenuta famigliare. Un’ingiustizia vera e propria che in questa giornata dedicata ai lavoratori brucia ancora di più.

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