Fast fashion e cultura usa e getta, lo spreco e la ragione dei numeri per consumi più razionali. La lezione di Leonia di Italo Calvino
La fast fashion (moda veloce) può aiutarci a capire le ragioni dei numeri e le ragioni di un pianeta che reclama ossigeno, pulizia e vivibilità. Rispetto ad un passato assai recente compriamo abiti 4 volte di più (+400%) e questo ha un costo in termini di inquinamento e produzione di rifiuti. Si tratta di indumenti sempre più economici, che vengono prodotti in tempi sempre più contenuti. Pensiamo ai blu jeans, che è un prodotto di largo consumo. I componenti per fabbricare un paio di jeans vengono prodotti in quattro continenti e viaggiano per migliaia di chilometri. E mentre noi paghiamo i jeans e ce li portiamo a casa, la nostra Terra paga un conto salato in termini di emissioni ed accumulo di gas serra e di produzioni di rifiuti che non sappiamo più come smaltire.
Ma poi proviamo a lavarci la coscienza provando a riciclare gli abiti usati, una cosa come diecimila tonnellate/anno che impattano non tanto sulle nostre tasche, ma sull’ambiente. E forse non ci siamo mai chiesti quanta acqua, quanti pesticidi, quanti prodotti chimici servono ad una piantagione di cotone.
Se ci rendessimo consapevoli del danno che producono tutti quei vestiti accantonati e riciclati saremmo più pronti a cambiare le nostre abitudini. E lo saremmo ancora di più analizzando bene i nostri comportamenti in termini di consumi di cibo e di bevande. E di consumo dei beni elettronici.
Il marketing domina le coscienze e fa danni irreversibili all’ambiente
Senza renderci conto abbiamo ceduto le armi del buon senso ai professionisti del marketing. Senza renderci conto pensiamo a bisogni da soddisfare che non sono poi così indispensabili e importanti. Senza renderci conto partecipiamo a produrre rifiuti, perché il bene che possedevamo diventa un di più e quello nuovo contribuisce allo sfruttamento di altre risorse naturali.
Senza renderci conto alimentiamo globalizzazione e consumismo. Senza renderci conto ci siamo abituati a pensare che la nostra persona sia esaltata solo alla condizione che acquisti determinate cose.
Spesso non essenziali. Esce un nuovo modello di cellulare ed anche se quello che abbiamo funziona perfettamente bene, siamo indotti dal marketing a sostituirlo, perché la pubblicità mi convince che il nuovo modello è più “fico” e da maggiore valore alla mia persona.
La lezione di Leonia di Italo Calvino
Calvino in uno dei suoi lavori ci ricorda di Leonia, che è una città che si risveglia sempre con le lenzuola fresche di bucato. Una città che ogni giorno si rinnova, che ogni giorno butta via le cose del giorno precedente. Più o meno Calvino descrive lo scenario di una città di oggi, dove nello spazio riservato al ritiro della spazzatura si trovano affastellati sacchetti di plastica a scaldabagni, vecchi pianoforti e divani.
A Leonia non si pensa alla protezione dell’Ambiente, ma piuttosto a rinnovare quanto è rinnovabile. La ricchezza di Leonia è l’opulenza e il consumo vistoso. Ogni giorno vengono fabbricate, vendute e comprate, cose che ogni giorno vengono anche buttate perché il bisogno essenziale è quello di fare posto alle cose nuove. L’essenziale per gli abitanti di Leonia è levarsi di torno tutte le impurità; l’essenziale per gli abitanti di Leonia non è l’acquisto, ma è togliersi di torno tutto ciò che è nuovo perché il nuovissimo chiede spazio. Le cose non sono vecchie o nuove in funzione del loro stato di conservazione.
Tutto ciò che rappresenta lo ieri è vecchio semplicemente perché è lo ieri. Dello ieri occorre disfarsi e per farlo ci si serve di lavoratori che lo portano via, che lo nascondono alla vista. A Leonia neanche si chiedono dove finisca la spazzatura.
Poi quando le cataste di spazzatura saranno così ampie ed ingestibili ci si renderà conto che altre Leonia avranno prodotti altrettanti rifiuti e il Pianeta diventerà un unico grande secchio di spazzatura.